Andrea Caterini
«I n russo gari significa brucia! (è un imperativo)». Uno come Romain Gary, nato in Lituania nel 1914, poi naturalizzato francese, sul proprio nome deve aver riflettuto a lungo. Il fatto che ci faccia notare che significa «brucia» in lingua russa, e che il verbo sia declinato all'imperativo, come se quel nome gli ricordasse un comando da seguire, dice non poco sulla sua personalità. Eppure, sappiamo anche che Gary non è che uno pseudonimo, se è vero che all'anagrafe era stato registrato Kacev. Perché trovare un senso, un destino, a un nome che neppure gli appartiene? Poco dopo, nella stessa pagina di La notte sarà calma, del 1974, dichiara: «Voglio dunque fare qui la parte del fuoco perché, per dirla tutta, come si suol dire, in queste pagine il mio io vada in fiamme, bruci. L'io mi fa ridere, è un gran comico». Sono due le parole chiave di questo passaggio: «parte» e «comico». La notte sarà calma è un'autobiografia in forma di intervista. Ma il nome dell'intervistatore, François Bondy, vecchio amico di Romain, è un prestanome dello stesso Gary. Ciò che stiamo leggendo non è che un altro dei suoi romanzi, quello che riguarda la sua vita. Ma di quale vita parliamo, quella di Romain Gary il celebre autore di Educazione europea (1945), di La promessa dell'alba (1956, col quale vinse il Goncourt) o quella di Romain Kacev, che aveva combattuto da aviatore nella resistenza sotto il comando di de Gaulle, poi avendo una carriera da diplomatico per la Francia?
Nel 1975 in Francia compare un romanzo che desta l'attenzione della critica e del pubblico: La vita davanti a sé (che Neri Pozza riporta in libreria tradotto da Giovanni Bogliolo e illustrato da Manuele Fior). A firmare il libro è Émile Ajar, scrittore semisconosciuto. Nessuno sa chi sia Ajar, il quale ha avuto il talento di raccontare la Francia delle puttane che partoriscono figli che poi sono costrette a dare in affidamento. A chi insinuava che dietro il nome di Ajar si nascondesse Gary, veniva risposto, ed era il giudizio di critici autorevoli, che non era possibile, perché «Romain Gary non sarebbe stato capace di scrivere un romanzo del genere». Il romanzo si aggiudicò il Goncourt. Il 28 novembre del 1980 spedisce a Gallimard il suo testamento, Vita e morte di Émile Ajar. Due giorni dopo, indossando una vestaglia di seta rossa, Romain si spara un colpo alla testa. Le ultime parole di quello scritto, in cui rivelava che era proprio lui l'autore de La vita davanti a sé e di tutti i romanzi firmati da Ajar, dichiaravano: «Mi sono davvero divertito. Arrivederci e grazie».
Cos'erano stati quegli innumerevoli «io» se non la necessità di inventarsi una vita in forma di commedia capace di nascondere la sua «nudità più profonda»?
A La vita davanti a sé Neri Pozza dedica una serata all'interno di BookCity. Domani l'attore Silvio Orlando leggerà brani del romanzo di Roman Gary al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano.
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