"Nemesi": il cambiamento è un classico. A partire da uno Stravinskij stellare

Il passato come fonte di energia è il filo conduttore della intera stagione

"Nemesi": il cambiamento è un classico. A partire da uno Stravinskij stellare

«Ogni viso avrà diritto alle carezze» è il verso di Paul Eluard preso in prestito da Giancarlo Marinelli, direttore artistico del Ciclo dei Classici del Teatro Olimpico di Vicenza, per definire e completare il titolo della 74^ edizione del Festival: «Nemesi». Le carezze dunque, meraviglia del contatto umano che ci è così mancato in questi mesi, in congiunzione con la dea della trasformazione, Nemesi, che si muta e mutandosi cambia mondi e visioni. Mutamento che è rischio, sì, ma anche sublime opportunità di dare un senso alle nostre esistenze altrimenti minimali. A Nemesi è ispirato il ciclo, mai eclettico come in questa edizione, proposto da questa settimana a Vicenza nel suo teatro gioiello: si parte con Histoire du soldat, in cartellone fino a domenica 26, poi la Fedra di Racine in prima nazionale dall'8 ottobre per la regia di Patrick Rossi Gastaldi, una coreografia di Silvia Bennett sempre da Racine su Ester dal 16 ottobre, un gran finale con un duo inedito, il dj Alessio Bertallot e l'attrice Lucilla Giagnone con Disco Inferno, sui versi più noti della Commedia e ancora Eracle l'invisibile, drammaturgia di Fabrizio Sinisi da Euripide per la sezione Off e molto altro ancora. Ogni spettacolo prevede un lavoro sul tema della trasformazione come viaggio oltre quello che ritenevamo possibile o impossibile fino a ieri, un modo singolare per lavorare sulla ripartenza usando il passato come sorgente di energia.

Lo spettacolo che dà il calcio d'inizio, Histoire du soldat, con il nostro recente passato ha almeno un debito di coincidenza, ovvero un'epidemia, nel caso della favola messa in musica da Stravinskij (e presentata qui a 50 anni dalla morte) quella di spagnola iniziata al termine della prima guerra mondiale. Per il resto, l'andamento della storia è più che universale, trasversale ai secoli e alle memorie. Il testo della favola in musica scritto da Charles-Ferdinand Ramuz narra di un soldatino di ritorno dal conflitto cui il Diavolo mette i bastoni tra le ruote: lo irretisce, si fa consegnare ciò che il ragazzo ha di più caro con la promessa di lauti guadagni e lo trasforma in un relitto umano che ha perso il gusto della vita e dell'amore. Se ci sia salvezza lo si scoprirà nel corso della parabola umana del soldato, che di Nemesi fa tesoro più volte, ma che presto scoprirà quanto sia atroce il sapore dell'inganno fatto dal Male per il Male.

Di questa pièce inaugurale Marinelli ha curato versione e regia e la performance non va persa per almeno tre motivi (chi trovasse il tutto esaurito all'Olimpico potrà recuperarla su Sky Arte): nel ruolo del narratore, Drusilla Foer è non solo in parte, non solo dotata di un'ampiezza sorprendente di registri vocali, ma di magnetico, singolare carisma; a dirigere l'ensemble che esegue Stravinskij una Beatrice Venezi di cristallina adesione al compositore e al contempo alla situazione teatrale che sostiene il trio di ballerini tra cui André de la Roche nel ruolo del Diavolo;

ricchezza di una versione che non potrà essere facilmente replicata, poiché riunisce istrioni di arti diverse - danza musica classica, prosa - in una serata da ottanta minuti di immersione nel mistero di un'anima perduta.

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