In "Operazione quercia" le riflessioni del Duce

Pingitore inventa e dirige una pièce tra storia e musica

In "Operazione quercia" le riflessioni del Duce

A 70 anni di distanza l'inquietante domanda rimane la stessa: qual è la vera storia dell'Operazione quercia? Mussolini doveva davvero essere consegnato agli anglo-americani? E quali sono i veri retroscena del blitz tedesco che lo liberò dalla sua prigionia a Campo Imperatore? Qualsiasi decisione appariva fatale e nessuno avrebbe immaginato la creazione, dopo pochi giorni, della Repubblica Sociale sulle rive del Garda, come nessuno avrebbe immaginato la fuga di Badoglio e del re che gelò il sangue agli italiani e fece infuriare Hitler: «tradimento! Non dico del popolo italiano ma di chi lo comanda!». Un esempio di valorizzazione culturale dei luoghi della storia è la riproposizione-evocazione dei fatti attraverso il teatro. Pierfrancesco Pingitore ha scritto e diretto un testo formidabile, andato in scena quest'estate(torna a grande richiesta) proprio a Campo Imperatore, in quell'albergo-rifugio che ospitò Mussolini.

Luca Biagini che interpreta l'ex duce, si pianta sul palco a gambe larghe, in posa littoria, le mani sui fianchi e gli occhi spiritati non scrutano più le folle acclamanti, al massimo un gregge di pecore avvistate dalla finestra dell'albergo. Rilascia il fiero cipiglio e complice l'ulcera, fa uscire una voce stentorea, secca, vera. Marco Simeoli farà un coraggioso carabiniere (Fajola) che si prende cura del prigioniero, sembra partecipare alle sue sorti, ma rivelerà ad alta voce che: «chi è stato amato, idolatrato per più di un venntennio, ha oggi grandi responsabilità per la guerra, la fame, il disastro». Chi è imparziale, non lasciando trasparire nessuna sudditanza psicologica e ideologica è il personaggio del «fedele servitore» dello Stato (Gueli) affidato all'attore-regista Mauro Mandolini. Insomma Mussolini è meta-teatrale: si muoveva infatti come su di un palcoscenico. Era agli occhi degli altri, dei più semplici(il giovane pastore abruzzese che rifornisce di latticini l'albergo è Federico Perrotta) sempre impegnato a recitare una parte, e non si riusciva a distinguere il vero dal verosimile.

Pingitore mette in scena una radio che trasmette canzonette, romanze, ed è l'occasione per ammirare le danze di Raffaella Saturni e Leonardo Bizzarri. Il finale è bellissimo: una grande ombra sovrasta il salone delle feste, una luce si stringe sul volto di Mussolini/Biagini che riflette sulla morte alla maniera di Shakespeare.

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