“Purple Hearts”, film romantico a tinte drammatiche, è il nuovo Netflix Original in uscita questa settimana sulla piattaforma.
Fedele adattamento di un romanzo best-seller di Tess Wakefield, “Purple Hearts” è diretto da Elizabeth Allen Rosenbaum e ha per protagonista femminile Sofia Carson, già star della saga The Descendants. Un’opera in linea con la qualità medio bassa di quelle che il colosso dello streaming produce con target young-adult.
Cassie (la Carson) lavora di notte in un bar di Austin, sognando nel frattempo di affermarsi come cantautrice. Ha scoperto da poco di essere diabetica e i soldi guadagnati non le bastano per affitto e medicine. Quando conosce il giovane Luke (Nicholas Galitzine), un militare che presto partirà per la sua prima missione, le viene in mente il modo per avere un’assicurazione sanitaria: sposarlo. I benefici economici derivati dall’esercito in caso di matrimonio farebbero comodo anche al ragazzo, che ha un passato burrascoso in cui ha accumulato un pericoloso debito di droga. I due fanno quindi un patto e, malgrado siano caratterialmente diversissimi, diventano marito e moglie proprio alla vigilia della partenza di lui per l’Iraq. Le cose però si complicano presto. A seguito di una tragedia, Luke sarà costretto a rientrare e a convivere con Cassie. Mantenere la farsa si fa difficile, anche se a poco a poco il sentimento diventa reale. Il rischio è alto: se l’inganno dovesse essere scoperto c’è la corte marziale ad attendere il militare.
“Purple Hearts” somiglia a una di quelle pellicole tratte da Nicholas Sparks, ma il sentimentalismo qui va a braccetto con musica country-pop e retorica militare. Il film non punta mai a essere più di quel che è, ovvero una storia prevedibilissima con protagonisti piacevoli da guardare. Durante le due ore di durata si ha tutto il tempo per rendersi conto che non sono state spese in maniera efficace, essendo presenti diversi buchi di sceneggiatura. Non è ben delineato cosa ci sia tra i due protagonisti dal momento che, pur detestandosi, onorano la prima notte di nozze per poi tornare a mostrare zero chimica. Incomprensibile poi che il personaggio maschile si metta in condizione di essere ricattabile: perché non fingere che il matrimonio sia reale anche con la persona cui si devono soldi?
La narrazione procede collezionando situazioni in cui emergono i diversi orientamenti politici della coppia, si avalla che le truppe statunitensi siano in Iraq per proteggere gli USA e si dà modo alla Carson di eseguire numerose canzoni (tra cover e originali).
I faccini adorabili e di chiara beltà dei protagonisti permettono al racconto di rapire quel minimo da non cedere alla noia, ma il coinvolgimento resta di superficie. Non si soffre con i due, non ci si emoziona mai davvero, forse proprio perché non vediamo loro per primi farlo in modo credibile.
Non giova poi all’immedesimazione l’antipatia suscitata dalla giovane al centro della scena: irriverente fino al fastidio, bastion contrario per partito preso e femminista pronta a "fregare il Sistema" ritenendolo un risarcimento danni. Insomma, la ragazza è la classica paladina 2.
0, integralista su alcune questioni ma velocissima nel cadere in palese contraddizione senza alcun tormento.“Purple Hearts” intrattiene e si lascia guardare volentieri, ma non conquista (cosa che talvolta riesce anche a film non certo eccelsi), ragion per cui novanta minuti sarebbero potuti bastare.
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