Quanta noia esce dal grembo paterno (ma anche da quello materno...)

Tragedie familiari, sensi di colpa, confessioni: l'autoanalisi di Gamberale

Quanta noia esce dal grembo paterno (ma anche da quello materno...)
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«Questo romanzo è la mia più importante seduta di analisi, eppure ho passato la vita in analisi» dice Chiara Gamberale in un'intervista su 7 del Corriere della sera, e così sono andato a leggermi questa seduta di analisi di chi ha passato la vita in analisi, perché mi interessava sapere cosa poteva esserci di interessante per un lettore della vita in analisi di Chiara Gamberale a tal punto da comprarsi un romanzo che è una sua seduta di analisi. Editore come sempre Feltrinelli, titolo Il grembo paterno (pagg. 224, euro 18), che già ti lascia un po' così, in tempi di femminismo maschicida e patricida, però non bisogna fermarsi alla superficie, anche se come diceva Oscar Wilde è superficiale non giudicare dalle apparenze, figuriamoci per me, che sono diventato superficiale per eccesso di profondità. Tant'è che l'io narrante è Adele, una ragazza che ha avuto un padre povero che è diventato ricco, che non andava bene da povero ma neppure da ricco, comunque la piccola Adele ha sviluppato dei disturbi alimentari, neppure fosse stata figlia di Goebbels, ma lei è una ragazza sensibile che somatizza tutto, e poi andando avanti Adele ha una figlia, ma senza un padre, per inseminazione artificiale, e dunque pagine e pagine di tragediabilità familiari e sensi di colpa e felicità uterine che neppure ai tempi di Giovanni Verga, e la mamma che si sente mamma ma anche figlia ma non così figlia da non essere mamma, e il padre che è stato presente ma non troppo presente, e il fidanzato che non va bene, perché l'amore giusto non si trova mai (fatti due domande Chiara), e lei (Adele, ma anche Chiara, non dimenticate che è una seduta di psicanalisi e anche Chiara è single con una figlia) che ci fa delle confessioni esistenziali pazzesche, tipo che da bambina stava sempre zitta ma poi non ha smesso mai di parlare, «faccio così da quando, più o meno, mi sono venute le mestruazioni», dice Adele, cioè Chiara, nel romanzo seduta, «fino a quel momento ero pressoché muta, con gli altri mi limitavo a rispondere, sì, no, va bene, grazie, poi, senza che avessi la sensazione di deciderlo, ho cominciato a stordire di parole chi avevo davanti».

(Da qui ho capito che è un romanzo lagnoso su padre e figlia senza padre e madre con il padre ma molto disturbata ma autobiografico: una volta la Gamberale l'ho incontrata a un evento letterario, una delle poche volte che mi sono manifestato in pubblico, e non mi ha lasciato dire una parola; d'altra parte non avrei saputo cosa dirle).

In ogni caso tanti problemi con gli uomini, nelle famiglie i figli sviluppano traumi perché i genitori ti

trasmettono incertezza sul loro amore, e per questo Chiara è single (e te credo) con una figlia che si chiama Vita (wow!). Ora alla psicanalisi ha aggiunto l'ipnosi. Che secondo me le ha consigliato l'analista per non ascoltarla.

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