«Ho iniziato a disegnare Pinocchio all'età di 6 anni. Come regista era difficile resistere alla tentazione di portarlo sul grande schermo». Esordisce così Matteo Garrone all'attesa e gremita conferenza stampa del suo Pinocchio. Accanto a lui siede Roberto Benigni che ora è Geppetto dopo essere stato il burattino nel suo stesso film del 2002: «Questo di Garrone è il più bel Pinocchio mai visto. Ho interpretato il padre per eccellenza, il più famoso al mondo come San Giuseppe, entrambi infatti hanno due figli adottivi che gli scappano di casa». E su Garrone regista, Benigni fa un passo indietro come autore per dimostrargli tutta la sua stima: «Lo considero uno dei più grandi registi di tutti i tempi. Crea delle immagini straordinarie, mi viene in mente la grande pittura dai Macchiaioli a Bosch».
A proposito di citazioni e di riferimenti cinematografici, Garrone racconta di aver fatto un viaggio alle origini di Pinocchio, «la prima sceneggiatura che ho scritto era praticamente parola per parola il libro di Collodi» mentre poi con quella volpe di Massimo Ceccherini alla scrittura ha capito che poteva rimanere fedele al testo cambiandolo un po': «Da un punto di vista visuale mi sono molto ispirato a Enrico Mazzanti, il primo illustratore di Pinocchio a contatto con Collodi, poi
naturalmente al film di Comencini». Ma qual è il segreto del successo di questa fiaba? «Penso che sia una grande storia d'amore tra un padre e un figlio con la sua importante redenzione... E poi Pinocchio è un bambino universale».
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