"Ritorno in tournée e mi sdoppio: suono da solo e in trio"

L'artista a cavallo tra jazz e pop ha successo anche negli Usa grazie a uno spot televisivo

"Ritorno in tournée  e mi sdoppio: suono da solo e in trio"

Con il suo irriverente pianoforte porta il jazz nei territori pop ottenendo entusiasti consensi e altrettanto successo. È una scoperta dell'infallibile Caterina Caselli ma è soprattutto un grande artista Raphael Gualazzi (40 anni), che anche a Sanremo negli anni ha contaminato il pop col suo jazz dinamico e swingante, vincendo le Nuove Proposte e poi piazzandosi al secondo posto assoluto. Ora Gualazzi è tra i primi a partire in tournèe dopo la pandemia con un doppio spettacolo - in trio e piano solo - che girerà l'Italia per tutta l'estate.

Nel frattempo ha partecipato all'emozionante concerto dell'Arena di Verona dove Il Volo ha celebrato la musica e l'opera di Ennio Morricone.

«A Verona mi sono emozionato suonando musica alta e tornando a respirare un'atmosfera che avevo ormai dimenticato. un concerto fatto col cuore che ha colpito il pubblico».

E intanto riparte in tournèe.

«Dopo tanto tempo sono entusiasta di tornare sul palco e ho deciso di farlo con una doppia formula. Da solo e con il trio. Suonerò i miei successi ma anche i brani che ho suonato di meno e anche degli inediti pescando in tutti i generi musicali ma partendo sempre dalla base del jazz».

Come mai questa scelta?

«Credo nella bellezza della melodia italiana sia classica che popolare. Porterò sul palco anche arie classiche, pagine di verdi tratte da Il Trovatore, colonne sonore di film storici come Vacanze romane e Amarcord e anche canzoni di Renato Rascel. In alcune date avrò ospite sul palco Simona Molinari».

La vedo molto carico.

«Sì e suonerò anche l'hukulele, strumento che è legato alle Hawaii ma deriva dalla chitarra portoghese».

Meno jazz quindi in questo tour?

«Il jazz permea tutto ciò che faccio, è la mia fonte d'ispirazione, è il mio viatico, senza di esso non esisterei come artista».

Chi sono i suoi pianisti preferiti o che l'hanno ispirata?

«Premetto che Thelonius Monk è l'Ungaretti del piano jazz per le pulsioni interne del suo fraseggio. Tra i pianisti per la mia formazione il più importante è stato Errol Garner per la tecnica ma soprattutto per la colorazione del suono e la purezza della melodia; rendeva semplici anche le melodie più complesse e aveva un fraseggio perfetto. Poi c'è Oscar Peterson naturalmente e - andando indietro - lo stride piano di Fats Waller che ha scritto centinaia di composizioni fondamentali»."

C'è voluto coraggio a portare una musica con questo background alle Nuove Proposte di Sanremo.

«Ho sempre creduto in ciò che faccio e avevo la consapevolezza di portare al Festival qualcosa di diverso dagli altri. Il che mi ha premiato».

Lei poi è tornato più volte a Sanremo da big, cosa pensa della manifestazione?

«Io ci ho sempre trovato un'atmosfera positiva e un'aria di freschezza. Nonostante la carovana mediatica gli artisti si trovavano tra loro per conoscersi e parlare di musica e questo è estremamente positivo».

Ora sta avendo un grosso successo anche all'estero.

«In Francia sono abbastanza conosciuto, ma ora ho attaccato l'America. C'è un mio brano, Lotta Things, che fa da colonna sonora allo spot di un the ed è molto suonato negli Stati Uniti. Poi ho partecipato ad un album con brani della Disney dove ci sono artisti come Jamie Cullum e Melody Gardot e sto preparando il mio nuovo disco, ma per ora non voglio anticipare nulla».

Ci ricorda come ha iniziato?

«Tra Pesaro e Urbino, dove sono nato, a 16 anni sono entrato in un gruppo di jazz rock sperimentale con venature funk, e da lì ho continuato: dal Conservatorio ad oggi».

Come si definisce?

«Un amante della musica: un music lover».

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