Un romanzo d'amore per nulla sdolcinato

L'amore di Jane Fairchild è carne e inchiostro. Innamorarsi dell'uomo sbagliato è un must femminile, alzi la mano chi non ne ha almeno uno in curriculum

Un romanzo d'amore per nulla sdolcinato

L'amore di Jane Fairchild è carne e inchiostro. Innamorarsi dell'uomo sbagliato è un must femminile, alzi la mano chi non ne ha almeno uno in curriculum. Consegnare la propria vita alla penna invece è terapeutico e, come noto, tutto ciò che accomuna i destini umani diventa automaticamente bello perché dà l'idea di condivisione, più di qualunque altra esperienza. L'orfana Jane s'innamora - ricambiata - di Paul ma questi è promesso sposo a un'amica d'infanzia, figlia di una coppia molto intima dei suoi genitori. Siamo nel 1924 ma i matrimoni combinati sembrano resistere, almeno nell'aristocrazia britannica e i due colombi consumano la loro passione in una ricorrenza, quella della festa della mamma, in cui la domestica Jane si ritrova libera di amare il rampollo Paul.

Ovviamente questa è solo una parte della storia perché la verità è che quel giorno rappresenta un punto di svolta nella vita della camerierina, raccontata da una lei stessa scrittrice, ormai alle soglie della senilità, interpretata da una rediviva Glenda Jackson - 86 anni suonati - mai diversa da quella che aveva qualche decennio in meno. E un libro è il destino di questo film che nasce da un romanzo - Mothering sunday - scritto da Graham Swift e pubblicato nel 2016. Un intreccio in cui si lascia più ampio spazio al racconto di quella Festa della mamma, da cui il titolo, che non alla vita di Jane, narrata dalla protagonista in un incrocio tra amore, perdita e desiderio di ricominciare, sorprendentemente comuni a questi anni Venti di un secolo dopo.

L'insistente nudità di Jane è il ritratto di una donna esposta e vulnerabile ma decisamente potente anche davanti a quella che sembra essere la morale solo sussurrata che chi non ha nulla alla nascita - come l'orfanella Jane - non ha nemmeno nulla da perdere nell'età adulta. Un discrimine di classe sociale che, pur nella sua violenta crudità, non cancella le suggestioni che affascinano il pubblico come accaduto a Cannes e a Roma dove il film è stato proiettato un anno fa.

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