Per chi l'ha vista e per chi non c'era arriva il film sulla partita di tennis più leggendaria della storia. Era il 1980, il campo da tennis quello verde e prestigioso del centrale di Wimbledon, in finale lo statunitense John McEnroe e lo svedese Björn Borg. Non solo due stili ma due visioni del mondo radicalmente contrapposte che si confrontano, «fuoco e ghiaccio» venivano soprannominate le partite che li hanno visto sfidarsi 14 volte in 4 anni (tra il 1978 e il 1981) con 7 vittorie per parte. Tutti sanno come è andata a finire per chi quel giorno lì inseguiva la sua chimera: cinque set in quattro ore, di cui il celebre quarto set, con 34 punti di tie-break e la vittoria finale di Borg. L'anno successivo i due si incontrano di nuovo sullo stesso campo e vince McEnroe. Ancora qualche mese e Borg, a soli 26 anni, si ritira dai campi di gioco.
Proprio a partire dalla finale di Wimbledon prende corpo in Borg/McEnroe, il film che aprirà il 7 settembre in anteprima mondiale il 42esimo festival di Toronto mentre in Italia sarà distribuito il 9 novembre da Lucky Red, il racconto di una delle coppie più antitetiche e anche per questo più amate dello sport. Diretto da Janus Metz e scritto da Ronnie Sandahl, il film vede come protagonisti due attori che riflettono, oltre a una straordinaria somiglianza fisica, anche le caratteristiche delle personalità dei due tennisti: il placido svedese-islandese Sverrir Gudnason nei panni dell'imperturbabile Björn Borg, l'irrequieto Shia LaBeouf in quelli del nervosissimo John McEnroe. Naturalmente è stata solo un caso la notizia che ha visto l'attore statunitense il mese scorso arrestato e filmato mentre, probabilmente ubriaco, insultava un agente di polizia di colore salvo poi scusarsi. John McEnroe, temibile mancino, un canestro di capelli ricci e neri sopra l'immancabile fascia, è entrato nella leggenda oltre che per distruggere in campo le racchette in legno quando sbagliava, anche per i suoi divertentissimi scatti d'ira (a Wimbledon dovettero togliere i microfoni posti lungo tutto il campo per censurare i suoi epiteti) sia con gli arbitri (il celebre: «You cannot be serious!», «Non puoi dire sul serio!»), che con i giudici di linea («Voi non siete umani!»), financo con il pubblico («Che problemi hai, a parte essere disoccupato, un cretino e un idiota?», disse una volta a uno spettatore). Dall'altra parte della rete, l'altra faccia irriconoscibile della stessa medaglia del tennis, Björn Borg, capelli biondissimi fin sulle spalle, inventore del micidiale rovescio a effetto a due mani, comportamento controllato e glaciale in campo che gli valse i soprannomi di «Ice Man» e «Orso» come lo chiamava - traducendo letteralmente il nome - Gianni Brera. Mentre nella vita privata è stato molto più irrequieto con due matrimoni falliti alle spalle (uno con Loredana Bertè) e forse anche l'uso e abuso di droghe.
Per ora uno dei pochi ad aver visto il film, che ha tra i protagonisti anche Stellan Skarsgard nei panni di Lennart Bergelin, storico coach di Borg, è il direttore artistico del festival
di Toronto, Cameron Bailey, che ha raccontato come le scene sul campo da tennis abbiano il dinamismo di una battaglia di strada: «Fu qualcosa di più di un semplice duello fra un europeo glaciale e un americano impulsivo».
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