«Strega», il Duce di Scurati infrange il tabù

«Strega», il Duce di Scurati infrange il tabù

E se alla fine lo Strega lo vincesse un libro, anzi il libro, su Mussolini? Nell'anno in cui mai così alto è stato l'allarme lanciato da politici, politologhi e intellettologi davanti a un ritorno (vero o supposto) del fascismo, razzismo e nazileghismo etnico in Italia, può sembrare un paradosso, o una nemesi, che proprio un romanzo sul Duce vinca il più prestigioso premio letterario italiano. Ma tant'è. Nella cinquina finalista votata l'altra sera al Tempio di Adriano a Roma M. Il figlio del secolo di Antonio Scurati pubblicato da Bompiani con 312 voti è davanti a Il rumore del mondo (Mondadori) di Benedetta Cibrario (203), Fedeltà (Einaudi) di Marco Missiroli (189), La straniera (La nave di Teseo) di Claudia Durastanti (162) e Addio fantasmi (Einaudi) di Nadia Terranova (159). Forse M - la narrazione della vita di Mussolini in forma di romanzo - non vincerà lo Strega. Forse, la notte della finalissima, sarà troppo per la più bella intellighenzia del Paese, fieramente e ferocemente «anti», vedere alzata più alta di tutte la copertina del libro di Scurati, con quella «M» fascistissima in corpo cento. Ma intanto, il romanzo è lì: in cima alle classifiche, in cima alle discussioni di pubblico e di critica, in cima alla cinquina provvisoria dello Strega. Perché dopo tanti libri a tesi, tanti pamphlet, film, infiniti articoli e saggi storici, Scurati ha colto, inconsapevolmente o meno, il momento e il modo giusto per raccontare, con poca invenzione e tanta storicizzazione, la vita di un personaggio che ha segnato ben più di vent'anni del nostro Paese. E lo ha fatto senza alcuna tentazione apologetica certo, forse con un accenno di indulgenza verso l'uomo, se non addirittura - in qualche passaggio - una certa empatia. Ma anche senza furore o odio ideologico. Rompendo, in questo senso, un tabù. Mussolini, nel romanzo di Scurati, è davvero «il figlio del secolo» - non ne è l'errore né l'orrore - con tutti i suoi mali e le sue, poche o tante, «cose buone» fatte. Di questo Scurati narra.

E il fatto che il romanzo sia uscito in questo 2019 (forse, chissà, anche per segnare tutta la distanza esistente tra quel fascismo e il suo fantasma di oggi) è già una vittoria. Dieci anni fa un libro come M. nessuno l'avrebbe scritto. E pochi editori l'avrebbero pubblicato. Figurarsi portato allo Strega.

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