Torniamo alla Natura (e non al naturalismo) con l'aiuto dei poeti

Davide Rondoni rilegge i classici per riflettere sul rapporto uomo-ambiente (senza ideologie)

Torniamo alla Natura (e non al naturalismo) con l'aiuto dei poeti

Sono le sfumature a fare la differenza tra parole e concetti che sembrano tra loro simili ma che in realtà nascondono profonde diversità; tanto sentiamo parlare di ambiente quanto poco di natura, spesso ci si riferisce all'ambientalismo quasi mai dell'ecologismo. Si perde così il senso del sacro e del mistero legato al mondo naturale e si dimentica il ruolo dell'uomo nel pianeta a partire dalle società tradizionali in cui il legame tra uomo e natura era inscindibile. Un rapporto non solo fisico ma anche spirituale, religioso e culturale come ci ricorda il poeta romagnolo Davide Rondoni nel suo nuovo libro Cos'è la natura? Chiedetelo ai poeti (Fazi): una lettura necessaria per rinsaldare il legame millenario tra poesia e natura che rischia di perdersi in una società come quella contemporanea caratterizzata da un ambientalismo ideologizzato che dimentica la nostra identità e le tradizioni nell'illusione che si possa immaginare una tutela del pianeta da una prospettiva solo globale e non locale, tralasciando le esigenze dell'uomo.

Davide Rondoni compie un viaggio geografico e temporale alla scoperta della natura accompagnato dalle parole dei poeti, dall'alba dei tempi e dal mito del serpente di Gilgamesh, il re sumero eroe degli antichi poemi, fino ai nostri giorni.

C'è uno speciale rapporto di simbiosi tra la natura e la letteratura, non a caso Lev Tolstoj ha l'ispirazione per scrivere Anna Karenina nell'inverno del 1870 osservando fuori dalla finestra il paesaggio innevato. I poeti sono consapevoli delle parole di Eraclito: «La natura ama nascondersi», «infatti, per così dire, la inseguono. Scrivendo poesie e romanzi, così come altri la inseguono con formule matematiche e microscopi elettronici, acceleratori di particelle e telescopi spaziali».

Un inseguimento che testimonia il rapporto tra l'uomo e la Natura (con la maiuscola come scritto da Giacomo Leopardi) raccontato dal poeta di Recanati che, alzando gli occhi al cielo, vede «sciami di stelle» sentendosi «piccolissimo ma anche grandissimo». Rondoni ci invita a tornare ai versi di Leopardi «in un'epoca di programmi ambiziosi, di nuove ideologie naturaliste e tecnologiche, di nuove edizioni di presunte magnifiche sorti e progressive». Il rapporto uomo e natura è testimoniato anche da alcune figuri ricorrenti nella poesia del Novecento italiano, dal «senso dell'andare dei pastori» descritto da Gabriele d'Annunzio nell'Alcyone fino alla «saggezza atavica del contadino che riporta tutto a terra facendo di lui l'interprete di un sapere primario» di Giovanni Pascoli ne I canti di Castelvecchio, passando per i versi di John Keats.

Ma è G.G. Simpson, non un poeta ma un paleontologo, a descrivere nel 1951 al meglio un certo ambientalismo ideologizzato oggi molto in voga: «Sembra quasi che l'uomo debba scusarsi di essere un uomo e di pensare, come se si trattasse di un peccato originale, o che un punto antropocentrico nella scienza o in altri campi del sapere sia automaticamente falso». L'opposto della visione cristiana di cui è intrisa il libro di Rondoni e che, riprendendo quanto scritto nella Bibbia, considera l'uomo parte di un più grande insieme con la natura che è il Creato. Non a caso il pensiero di Dante è permeato da questo approccio in cui «la natura non è mai divinizzata, le cause prime del vivente stanno in Dio non nella Natura che è essa stessa generata e che merita il rispetto e il timore da parte dell'uomo viandante. L'uomo religioso difficilmente idolatra la natura».

Un'idolatria che dimentica l'aspetto misterioso e selvaggio della natura poiché essa «non è solo un bel paesaggio da conservare o energia pulita o tisane diuretiche. Accanto al proliferare di cuccioli di gatto tenerissimi che vediamo su Instagram, ci sono virus, cataclismi, flagelli che falciano miriadi di innocenti».

Il libro di Rondoni testimonia che è possibile un altro approccio al tema ambientale alternativo all'ideologia «naturalista» dominante in questi anni e che «non fa rima con una visione più poetica della vita ma con l'economia» trovando nel business «il suo primo campo di applicazione». Una nuova ideologia che «vede il pianeta come una specie di dio che però dipende da noi.

Il nuovo dio è una ideologia facile (chi vuole mai che il pianeta muoia?) così da marchiare subito gli avversari della narrazione dominante come personalità pericolose». Quali sono le sue caratteristiche? Chiedetelo ai poeti che parlano di natura, amore e bellezza.

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