Tragicamente felice. La sensuale Jane Birkin si racconta in un disco

L'ex moglie di Gainsbourg rompe il silenzio con brani senza nostalgie. E molto moderni

Tragicamente felice. La sensuale Jane Birkin si racconta in un disco

«Oh ! Pardon, tu dormais ...» «Oh scusa dormivi!», ha svegliato con un'ondata di entusiasmo i fan di Jane Birkin, icona intramontabile, cantante, attrice e autrice, appena uscita con questo nuovo album. Tredici tracce raffinatissime scritte di suo pugno e scaturite dalla collaborazione col cantante e musicista Étienne Daho, salito alla ribalta negli anni 80, quando ragazzo timidissimo idolatrava il provocatore Serge Gainsbourg, compagno storico di Jane. Daho ha inseguito professionalmente madame Birkin a lungo, lavorando anche con due delle sue figlie, fino a questo progetto che porta inoltre la firma del compositore Jean-Louis Piérot e l'esecuzione dell'Orchestre National d'Ile-de-France.

La data di uscita non è casuale e dimostra subito la natura intima e personale di un percorso profondo. L'11 dicembre del 2013, infatti, la prima figlia di Jane Birkin, la fotografa Kate Barry, è volata dal quarto piano del suo appartamento parigino sulla Rive Droite. Nata dal matrimonio di una Jane ancora minorenne con John Barry, cinque volte premio Oscar per le sue colonne sonore e il celeberrimo motivo di 007 James Bond, era vessata da anni da problemi con droghe e alcol e resta in dubbio se si sia trattata di una caduta accidentale o di un atto deliberato.

Lì in rue Claude Chau a raccogliere una figlia sull'asfalto in un cerchio di ambulanze, polizia e giornalisti Jane Birkin ha sentito una parte di sé morire per sempre. Da quello shock la malattia, una forma di leucemia dovuta a scompensi, e poi la fuga di Charlotte Gainsbourg da Parigi che si è trasferita a New York coi tre figli, lasciando nella capitale francese il compagno Yvan Attal, regista, attore e doppiatore. Definirla «sorellastra» sarebbe un'offesa al rapporto viscerale e all'affetto tra le due: indimenticabili gli scatti in bianco e nero di Kate a Charlotte che l'ha ricordata nel 2017 nella canzone a lei omonima, inclusa nell'album Rest. John Barry si era disinteressato alla figlia e a farle da padre con amore e senso del dovere c'è stato Serge Gainsbourg che aveva intrapreso la relazione con la madre quando la bimba aveva solo un anno.

L'album porta lo stesso titolo del testo teatrale scritto dalla Birkin nel 1996 che narra la notte insonne di una coppia, in cui un uomo rinfaccia alla sua partner di amare ancora l'ex compagno, personaggio geniale e anticonformista. Non è difficile scorgere riferimenti autobiografici: Jane, dopo 12 anni con Gainsbourg, era andata a convivere col regista Jacques Doillon, pur rimanendo legatissima a Serge e continuando a lavorare con lui.

Alla sua morte (1991), ha interrotto la relazione con Doillon da cui ha avuto la terza figlia Lou e ha iniziato a rendere omaggio indefessamente alla sua memoria. In questi ultimi anni per combattere il dolore straziante del lutto di Kate ha riversato tutte le sue energie nel superbo album Le Symphonique, in cui canta i maggiori successi gainsbouriani in versione sinfonica.

È però con questo suo nuovo lavoro che avviene non già il superamento da una sofferenza indelebile, ma forse la catarsi dal tormento ed è meraviglioso come mentre celebra persone morte ma mai la morte si apra a un vibrante inno alla vita, dalla gioia all'amore, dalla tenerezza alla seduzione, dalla perdita alla speranza. La manifestazione più dolce e al contempo più allegra e spensierata è racchiusa ne Les jeux interdits. Il titolo non tragga in inganno poiché i «giochi proibiti» non sono affatto scabrosi: Jane, oggi 74enne, ricorda qui le sue figlie piccole quando inventavano giochi assurdi nella casa di campagna in Normandia. Il brano è ad oggi uno dei pochi ad avere un videoclip dove vediamo la cantante sorridente mostrarci due ragazzine correre tra la natura, con tutta evidenza a simboleggiare Kate e Charlotte, cui si unisce nella seconda parte una terza bimba più piccina che sarebbe Lou. In questo grazioso ritratto di famiglia, la famiglia entra per davvero: tra le interpreti figura Joe Attal, terzogenita di Charlotte Gainsbourg e quindi autentica nipote della cantante. Quell'infanzia giocosa dà il là anche alla brevissima e divertente F.R.U.I.T, non a caso scritto come un acronimo a sottolineare che la parola debba essere scandita lettera per lettera. Jane ha da sempre un problemino di pronuncia della r, aspetto in parte caratteristico degli anglofoni, ma nel suo caso peculiarità fonetica. Quando andava dal fruttivendolo con le bambine le era impossibile pronunciare «frutta» in francese e si salvava dall'impasse chiedendo banane, pesche, albicocche. Il bello è che non ci riesce nemmeno in inglese, donde l'idea di dividere le lettere, ma l'aspetto più sorprendente è come queste memorie materne si possano mischiare armoniosamente a toni intriganti. Questo album, infatti, segna anche dopo molti anni di assenza il ritorno della Birkin felina, mito sensuale planetario.

In un'atmosfera caleidoscopica ritmata da sonorità molto Sixties emerge così l'accattivante L'Autostoppeuse. Se prendete il disco avrete tra le mani un vinile completamente trasparente come preannunciato da Jane in una Story Instagram, in cui l'ha definito «très chic» ma non troverete questo brano, perché si tratta in realtà di una versione pensata per i live e i social (già presente sul profilo ufficiale YouTube) nata dalla fusione di tre canzoni: Fruit, appunto, che insieme a Max fornisce i testi e Je voulais étre une telle perfection pour toi da cui è presa la base musicale, rielaborata con voce sospirata. Grande energia e spiccata modernità per Pas d'accord che racconta il disaccordo in maniera magnifica, ma d'altra parte questo non è un album per vetusti nostalgici, bensì un lavoro sovragenerazionale che fa ballare in alcuni momenti, piangere in altri, aver voglia di essere sexy o di farsi annegare dai ricordi. Insomma, un quadro musicale adatto a tutti e a tutte le età che in Francia sta già spopolando tra i giovani e i meno giovani. Si descrive invece la soavità dell'amore in Ta sentinelle in un misto di reminiscenze sentimentali e desiderio di essere amati, fino all'amore tempestoso delle incomprensioni evocato nella tenebrosa À marée haute con un video in riva a un mare rabbioso di schiuma e scuro di tormenta in cui scorrono palesi riferimenti alla psicanalisi nelle sue buie scale a chiocciola.

Se da oltre mezzo secolo Jane si è fatta parigina, la sua lingua madre, l'inglese, torna a sorpresa per due canzoni, Catch me if you can che chiude l'album e Ghosts dove i suoi fantasmi compaiono tutti.

È forse questa la senilità? Imparare ad accettare man mano che chi abbiamo amato scompaia? Viene da pensare che non dovremmo contare gli anni per definire la nostra età, ma le perdite, assenze presenti che restano con noi anche quando non ci sono più, a partire dai nonni fino agli amici o come elenca Jane cantando «Granpa, Grandma, Mother, Father, Daughter, Nephew, Cats, Dogs, Husbands and Friends» dando loro immortalità.

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