Le tre vite delle "Due vite" di Trevi. Lo Strega rischia di vincerlo un libro "vecchio"

Il romanzo favorito è (forse) il migliore in gara. Ma non è così originale

Le tre vite delle "Due vite" di Trevi. Lo Strega rischia di vincerlo un libro "vecchio"

E quindi? Chi lo vince il premio Strega?

In gara restano dodici nomi - erano partiti in sessantadue - e nello specifico sette autrici e cinque autori. E già non ci siamo col rispetto delle quote azzurre: ma cos'è questa discriminazione dei maschi? Valgono meno delle femmine?

Comunque, anche se è vero che in un premio come lo Strega può accadere di tutto, diciamo che la vittoria se la giocano in tre o quattro: Andrea Bajani con Il libro delle case (Feltrinelli) proposto da Concita De Gregorio, che scrive per Repubblica e pubblica, anche lei, per Feltrinelli; poi Teresa Ciabatti, con Sembrava bellezza (Mondadori) proposto da Sandro Veronesi, che come la Ciabatti scriver per il Corriere della sera, premiata ditta La Lettura. Forse Edith Bruck con Il pane perduto (La nave di Teseo) proposto da Furio Colombo, che pubblica per La nave di Teseo; ed Emanuele Trevi, con Due vite (Neri Pozza) proposto da Francesco Piccolo, che pubblica da Einaudi, ma è molto amico di Trevi.

Vedremo cosa succederà alla prossima votazione che selezionerà la cinquina dei finalisti, il 10 giugno; mentre l'elezione del vincitore sarà l'8 luglio.

Chi scrive si è già speso, tra la dozzina dei finalisti, per Giulio Mozzi e il suo Le ripetizioni (Marsilio), romanzo ottimo, ma non da Strega; e tra i restanti se dovesse scommettere, avendo intasca 100 euro, 40 li punterebbe sulla Ciabatti e 60 su Trevi. Soldi buttati?

Lo Strega, fatte le debite proporzioni tra una cosa seria come le canzonette e una kermesse popolare come la narrativa contemporanea, è uguale a Sanremo. Lo Strega è lo Strega. Qualcosa che vive di polemiche, gossip, malelingue, invidie, lobby, retroscena...

Ecco l'ultimo caso. Abbiamo letto, con ritardo, Due vite di Emanuele Trevi, il più vicino di tutti alla vittoria. Un libro - né romanzo né saggio - che è il racconto di due vite, appunto: quelle di Rocco Carbone e di Pia Pera, entrambi scrittori, entrambi morti di recente, entrambi legati da una profonda amicizia con l'autore. E abbiamo scoperto che nella prima parte, quella dedicata a Rocco Carbone, 80 pagine su 120 complessive nell'edizione Neri Pozza, è confluita pressoché interamente l'introduzione (di 33 pagine) che Trevi firmò al romanzo postumo di Carbone Per il tuo bene uscito da Mondadori nel 2009. E poi ripubblicata integralmente dal blog letterario minima&moralia il 18 luglio 2015.

Intendiamoci. Il testo di Trevi è letterariamente notevole. Il libro Due vite è qualcosa d'«altro» rispetto all'introduzione di dodici anni fa. Il risultato finale è un libro sull'amicizia e non un semplice ritratto di Carbone. E benissimo ha fatto Neri Pozza a costruire questo «nuovo» libro. Come dice al Giornale il direttore editoriale di Neri Pozza Giuseppe Russo «è un testo bellissimo che valeva la pena pubblicare». Vero.

Un po' meno, però, che venisse candidato allo Strega. Non è una questione di regolamenti (anche Moravia vinse lo Strega con dei racconti già pubblicati). Ma di eleganza. A proposito. Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Bellonci e segretario del comitato direttivo del premio Strega, contattato dal Giornale, si è negato al telefono.

Non importa.

La domanda resta: è giusto che concorra al premio, come favorito, un libro (altri direbbero un «riciccio») che quasi per metà è già stato edito, letto e discusso anni fa?

A noi sembra perlomeno una mancanza di stile. Ma forse è proprio il motivo per cui vincerà.

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