Le truffe dell'egemonia culturale

È interessante che sia un editore di area conservatrice, Historica di Giubilei-Regnani, a pubblicare una ampia antologia di Antonio Gramsci sulla Egemonia culturale

Le truffe dell'egemonia culturale

È interessante che sia un editore di area conservatrice, Historica di Giubilei-Regnani, a pubblicare una ampia antologia di Antonio Gramsci sulla Egemonia culturale (pagg. 160, euro 16). A destra non manca il pensiero, mancano invece la organizzazione e una comunicazione efficace. Mancano, invece, la volontà, e forse la capacità, di fare politica culturale. A cosa servono? A creare, per dirla brutalmente, il consenso necessario a far passare riforme e programmi. Il centrodestra dà l'impressione di considerare insignificante la cultura, salvo poi domandarsi come mai gli elettori non si scaldano per i referendum sulla giustizia, tanto per citare l'ultimo dei fatti. Sarebbe stato necessario spiegare e diffondere i vantaggi di un giusto processo e non farne (solo) una serie di casi personali. L'esatto contrario di quello che abbiamo visto. Chiaro dunque il senso dell'operazione editoriale. C'è qualcosa di sorprendente negli scritti gramsciani. L'egemonia è innanzi tutto un mezzo di selezione dei migliori attraverso l'istruzione. C'è una egemonia marxista ma potrebbe anche esistere una egemonia liberale. Gramsci si lamenta perché gli Usa non sono ancora riusciti a formare una classe intellettuale egemone di stampo liberale. L'accento è sempre sull'educazione e sull'insegnamento. Francamente, in questa antologia, non c'è spazio per l'egemonia culturale così come l'abbiamo sperimentata in Italia. Non si parla affatto di cordate per impadronirsi e poi tenere in pugno festival, premi, cattedre universitarie, direzioni di qualsiasi cosa, dai giornali ai musei, e l'intera burocrazia ministeriale. Nel nostro sistema il merito non c'entra nulla: se va avanti uno che è anche bravo, meglio, ma il requisito principale è stare dalla parte giusta e tessere la rete di amicizie giuste. Così nasce il triste fenomeno dei falliti di successo. Coli a picco un salone del libro? Te ne danno un altro. Fai chiudere un giornale storico? Hai subito un programma in tv. Distruggi il prestigio di una casa editrice? Ecco pronta un'altra collana da imbottire di amici. E così via, in una corsa verso il fondo del barile dove ormai risiede l'insignificante cultura italiana. Gramsci è proprio una lettura aurea. Ad esempio si capisce come i comunisti abbiano fatto accettare alcune menzogne come articoli di fede. Facciamo qualche esempio. La cultura in generale è solo di sinistra. Falso. Sappiamo bene quanta cultura abbia prodotto la destra. Tutta la sinistra è comunista. Falso. Come se Piero Gobetti, che certo era di sinistra ma non comunista, non fosse mai esistito... L'antifascismo coincide con il comunismo. Falso. Erano antifascisti anche cattolici, liberali, monarchici. L'antifascismo coincide con la democrazia e la libertà. Falso.

Per appartenere alla famiglia democratico-liberale è necessario essere sia antifascisti sia anticomunisti. Sono tutte ovvietà ma non in Italia dove la propaganda, organizzata dal Pci e foraggiata dai soldi pubblici, ha ingannato il popolo. Chissà cosa avrebbe detto Antonio Gramsci.

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