"In tv e con il mio romanzo racconto la Sicilia e la vita"

Guardì ci racconta la sua Sicilia degli anni '60 con il suo romanzo Fimminiedda edito da Sperling e Kupfer

"In tv e con il mio romanzo racconto la Sicilia e la vita"

Michele Guardì rappresenta un pezzo importantedella storia della televisione ma anche della cultura raccontando da ormai trent'anni quell'animo popolare e colto del nostro paese. Oggi Guardì ci racconta la sua Sicilia degli anni '60 con il suo romanzo Fimminiedda edito da Sperling e Kupfer.

Cosa significa raccontare la sua Sicilia ?

«Significa non far perdere memoria di come siamo stati.Nel bene e nel male».

Di cosa parla?

«È la storia di una bellissima ragazza siciliana denunciata dal marito per abbandono del tetto coniugale. E che l'avvocato difende attaccando. Esibisce un certificato medico che attesta che la ragazza, dopo cinque anni di convivenza è ancora vergine. E invoca una sentenza della Cassazione che condanna ad un anno di carcere un marito che si era sottratto agli obblighi di assistenza coniugale».E' una vera e propria commedia dell'animo umano?

È una storia vera?

«Si. Una storia della quale sono venuto a conoscenza quando facevo l'avvocato di pretura e mi fu chiesto di fare da pubblico ministero. si prestavano a ricoprire il ruolo a titolo gratuito. Io mi prestai. Quella storia dipinge uno spaccato di Sicilia a cui sono rimasto legato».

È cambiata la Sicilia?

Sicuramente. Come,peraltro, è cambiato il mondo. Nel mio libro ricordo che alla fine della guerra in Sicilia, i Separatisti, si volevano staccare dall'Italia. Con quello che succede oggi in Spagna: avevano anticipato qualcosa?

Una similitudine tra la tua tv ed il romanzo?

«Da giovane volevo fare una televisione che raccontasse le storie delle persone. Tanti anni dopo incontrai Giampaolo Sodano, direttore di Raidue, che mi chiese un programma per il mezzogiorno: gli proposi i Fatti vostri.Pensai ad un programma di una stagione. Giampaolo mi incoraggiò. Mi disse che era un programma che sarebbe durato dieci anni. Era il dicembre del millenovecentonovanta. Il programma esiste ancora dopo 27 anni».

Un episodio off ?

«Un episodio che vivo con mortificazione. Ero ragazzino.Sapevo di un contabile che viveva malissimo il problema dell'età.

Assieme ad altri due ragazzini, pensai di divertirmi gridandogli dietro:vecchio, vecchio.Ricordo ancora con vergogna la faccia di quell'uomo,che rigirandosi, a bassa voce e con tristezza ci spiegò la vita: Un giorno lo sarete anche voi.

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