Moby e quel tentativo di suicidio: ​"Avevo sniffato 200 dollari di coca"

Moby si rivela senza nessun freno inibitorio nella sua autobiografia in cui racconta vizi e poche virtù di una vita vissuta senza nessun freno inibitorio

Moby e quel tentativo di suicidio: ​"Avevo sniffato 200 dollari di coca"

Ad inizio anni 2000 per Moby è arrivato il momento della consacrazione. Con la pubblicazione dell’album "Play", il dj nato nel 1965 e originario del quartiere di Harlem, ha rivoluzionato il mondo della musica contemporanea, lasciando in eredità uno fra gli LP più belli dell’ultima decade. Moby trova il suo meritato successo, dopo che per tanti anni ha lavorato come Dj senza trovato il giusto spazio.

La fama però ha portato con sé molte altre cose, fra cui droghe, sesso promiscuo, alcol e una vita di eccessi. È lo stesso Moby a rivelarlo nella sua autobiografia dal titolo "Porcelain", di cui è stato pubblicato recentemente il secondo volume. Diventato un Dj da 10 milioni di copie, tutti volevano collaborare con lui: da Madonna a David Bowie, da Bono Vox fino a una serie di collaborazioni che hanno accresciuto la sua fama. Ma da quel momento in poi che il Dj si è lasciato trascinare dal potere dello showbiz, e non è riuscito a resistere al fascino di un’esistenza vissuta al massimo.

Moby non risparmia i dettagli più scabrosi, come fa notare una news riportata da Dagospia. "Ricordo i drink con Ewan McGregor che sono finiti con Russell Crowe che gli urlava nel bagno – rivela -. Come quel natale in cui ho lanciato il coltello contro lo scrittore Jonathan Ames. E come quando nel 2001 ho strusciato, per una scommessa, i genitali su Donald Trump. Ma lui, per fortuna non si è accorto di nulla".

I periodi bui sono stati tra il 2001 e il 2008, capitolati in un tentativo di suicido. "Assumevo cocaina per una valore di 200 dollari – afferma – . Camminavo sempre con una manciata di Vicodin". E quando i dischi hanno smesse di vendere? "È stato un duro colpo".

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