Zanicchi: "La prima volta sul palco? Drammatica. Cosa penso di Salvini e Draghi..."

Iva Zanicchi, tre volte vincitrice del festival di Sanremo, conduttrice ed ex eurodeputata, ci parla della sua carriera e di cosa ne pensa della politica di oggi

Zanicchi: "La prima volta sul palco? Drammatica. Cosa penso di Salvini e Draghi..."

"Ho sempre amato la musica". Iva Zanicchi, tre volte vincitrice del festival di Sanremo, conduttrice tv ed ex eurodeputata, ripercorre insieme a noi la sua carriera e ci dice la sua sull'attuale situazione politica e sanitaria.

Quando ha scoperto la passione per la musica?

"Da sempre. Io ho sempre cantato. Anche alle elementari la maestra mi faceva cantare davanti a tutti i bambini. Mia mamma mi cantava tutte le romanze di Verdi ed io cantavo in chiesa, durante i matrimoni, i battesimi o i funerali per cui la musica è sempre stata dentro di me".

Quanto sono stati duri gli anni della gavetta?

"Io venivo da un piccolo paese e ho tribolato molto. All'epoca andavo a scuola, si studiava musica, solfeggio e respirazione, ma quella si può fare o non fare. La scuola vera era cantare ovunque: nelle feste popolari, nei locali, nelle sagre. Non avevi un tuo maestro o una tua orchestra. Arrivavi col tuo spartito sotto il braccio, lo davi all'orchestrina del momento e cantavi. Quella è una grandissima scuola".

Quando ha capito che avrebbe 'sfondato'?

"Nel 1964 dopo il primo disco, un blues che si chiamava 'Come ti vorrei' che si sentiva nei jukebox al mare, ha cominciato a vedere ed è entrato in classifica. Lì ho cominciato a capire che forse ce la potevo anche forse farcela".

Lei è la donna che ha vinto più edizioni del festival di Sanremo. Che emozioni ha provato quando è salita per la prima volta sul palco?

"La prima volta è stata drammatica perché ero molto timida, terrorizzata. Mi hanno quasi spinto sul palco. La prima volta che ho vinto con Non pensare a me insieme a Claudio Villa è stata una gioia un po' mitigata perché era l'anno in cui si è ucciso Tenco. Poi la seconda volta con Zingara con Bobby Solo fu bellissima, ma ogni volta che andavo a Sanremo era un'emozione grandissima perché ti giocavi tutto. Adesso un po' meno, ma all'epoca se ti andava male il festival di Sanremo per un anno eri fermo. Non potevi fare serate e ti si abbassava il cachet. Succedevano cose inenarrabili, era terribili per cui i cantanti pieni di tensioni, di paure e di aspettative".

Ha qualche aneddoto inedito su Sanremo?

"Il Festival era bellissimo durante le prove, ma anche dopo perché ci trovavamo in albergo tutti insieme e facevamo delle serate bellissime stando assieme e stemperando un po' la paura di questa manifestazione".

Qual è il collega di cui ha più stima? E di quello di cui ha meno stima?

"Stimo tanto Caterina Caselli, ma chi stimo di meno non lo dico perché questo è un lavoro durissimo in cui si è sempre sotto esame e non mi permetterei mai. Poi, ovviamente c'è chi mi piace di più e chi di meno".

Per una donna, in Italia, è difficile far carriera anche in ambito musicale?

"No, l'unica difficoltà era il fatto che, negli anni '70 i discografici dicevano che le donne non vendevano dischi. Forse poteva anche essere vero, ma poi abbiamo smentito questa diceria perché io e la Pavone abbiamo venduto milioni di dischi e, ovviamente anche Mina, Milva, Patty Pravo e la Vanoni stra-vendevano".

La musica, dai suoi esordi ad oggi, è cambiata in meglio o in peggio?

"La musica si evolve, poi fa retromarcia, poi accelera. Bisogna capire i gusti che cambiano, soprattutto quelli dei giovani, i quali pure loro fanno musica molto bella e piacevole. Chi, tra i giovani, si avvicina alla melodia è vincente perché l'Italia viene dalla melodia. Non bisogna dimenticare la tradizione italiana perché se si va a scimmiottare la musica inglese o americana si snatura la nostra forza e non si è vincente. I giovani è giusto che abbiano questa loro musica con ritmi particolari, ma non cantano, dicono delle parole e tra dieci anni non rimarrà nulla. Chi, invece, come Diodato fa musica, allora vien fuori la canzone bellissima. Il vestito deve essere nuovo, ma non si devono dimenticare le radici".

Come ha conosciuto Berlusconi?

"L'ho conosciuto perché ho lavorato per 15 anni nella sua azienda e lui si occupava direttamente di tutto quello che succedeva nelle sue televisioni. Un gran d'uomo, un grande imprenditore molto capace e molto amato e ha portato la sua azienda a livelli di competizione vera con la Rai".

Si sarebbe mai aspettata il suo successo di Ok, il prezzo è giusto?

"Era un format americano vincente, non volgare e sì, ha avuto un grande successo per la sua semplicità e la sua verità che trasmetteva".

Perché decise di scendere in politica?

"A me la politica mi è sempre piaciuta tantissimo, i politici un po' meno. La politica siamo noi, discussione, siamo noi. Tutti dovremmo occuparci di politica. Io non avevo grandi pretese, era una piccola goccia però sono una curiosa e ho voluto provare anche quella esperienza. L'ho provata e non me ne pento. Sono esperienze che, nella vita, servono".

Cosa pensa del governo Draghi?

"Lui ha dimostrato di essere un uomo molto capace e credo che non si sia mai trovato in difficoltà come oggi perché ha a che fare con tanti cervelli che la pensano diversamente. Spero che riesca ad attuare ciò che ha promesso e lo farà. Confido e spero in lui".

E di Matteo Salvini?

"Quando una persona arriva a certi livelli vuol dire che ha carisma e personalità e riesce a parlare alle persone perché un imbecille non arriva da nessuna parte".

Come giudica il video di Grillo?

"Il video non lo commento. Posso solo dire che Grillo è un grande comico, un grande personaggio dello spettacolo a cui va il merito di aver creato dal niente una forza politica incredibile e di questo va dato atto".

Lei ha avuto il Covid. Ha avuto molta paura?

"Sono stata dieci giorni in ospedale con la polmonite interstiziale, non è stato piacevole, ma proprio paura no. Bisogna essere prudenti con tutte le precauzioni del caso perché sennò, poi, vediamo quel che succede. Poi, certo, adesso la gente è stanca perché è più di un anno che andiamo avanti così. Vacciniamoci così ne usciamo presto".

Quanto è stata importante la fede in quei momenti?

"La fede dovrebbe essere importante sempre. Certo siamo tutti un po' vigliacchi: quando abbiamo bisogno, allora ricorriamo all'aiuto di Dio. In quei momenti, è chiaro, è molto importante per ognuno di noi. Almeno per me lo è stato".

Come si concilia la ripartenza del mondo dello spettacolo col coprifuoco?

"Sarà lungo, doloroso e faticoso perché, anche se c'è la riapertura, sono consentite solo mille persone all'aperto, ma un teatro con 500 posti come può fare i grandi

spettacoli? Come si fa a pagare tutte le maestranze? Si potranno fare solo i piccoli spettacoli. Speriamo che, nel frattempo, le cose cambino e vadano per il meglio. Io sono per le riaperture, ma è chi governa che deve decidere".

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