Le cabriolet non piacciono ai cinesi, amanti delle lunghe berline e dei Suv extra-large, e l'aria avvelenata delle loro sempre più smisurate metropoli non invoglia certo a viaggiare a cielo aperto. Tuttavia, non basta il disinteresse degli automobilisti del più grande mercato dell'auto a giustificare il crollo nelle vendite che cabrio, spider, roadster e convertibili stanno vivendo negli ultimi anni a livello globale, una caduta che nel 2013 ha portato sotto il mezzo milione di unità quella che può essere definita la nicchia per eccellenza del mercato, una elite fatta di automobili che puntano ancora tutto sull'emozione, sulla libertà e sull'anticonformismo che una «scoperta» è in grado di offrire.
Anche le cabrio, vetture che hanno il difetto di possedere un'anima pura, individuale, priva di compromessi (la moda dei coupé-cabrio è ormai alla fine) sono vittime di Suv e crossover, autentici schiacciasassi, buoni per tutte le occasioni, che hanno spinto i costruttori generalisti a cancellare le cabriolet dai loro programmi futuri. Fatta eccezione per le decappottabili premium e di lusso, c'è un modello che resiste, un vero mito consolidato in oltre vent'anni di strepitosa carriera: Mazda Mx-5. La roadster giapponese, due posti secchi, trazione posteriore, capote rigorosamente in tela, si presenta alle soglie della pensione con la vitalità e la carica di simpatia dei primi anni quando, con il nome Miata, conquistò il cuore degli americani. Secondo gli esperti del mercato automobilistico il segmento delle cabriolet cresce se ci sono novità, ma i must come la piccola di Hiroshima devono la loro longevità proprio al fatto di non mutare la propria personalità nel corso degli anni, limitandosi a piccoli saltuari ritocchi o ad action model, come la Cult lanciata in questi giorni, una tiratura limitata a 100 esemplari, esclusiva, equipaggiata dell'1.8 da 126 cv realizzata per un'uscita di scena da grande star. La Mx-5, infatti, verrà sostituita nel 2015 da un modello assolutamente nuovo, realizzato su una piattaforma inedita che la casa giapponese cederà anche a Fca Group, pronta a utilizzerla quasi sicuramente per un modello Fiat o Abarth, mentre per uno spider Alfa Romeo, da affiancare alla poderosa 4C, bisognerà aspettare un paio d'anni. Oggi l'unica strada che una cabriolet ha per avere successo in un mercato che, come abbiamo visto, è sempre più insensibile al loro fascino, è quello di essere premium o glamour, meglio ancora se possiede entrambe le doti come, per parlare di modelli relativamente accessibili, la Citroën Ds 3 Cabrio, il modello più intrigante del nuovo brand di lusso della marca francese, che monta una capote in tessuto che scorre su due guide come sulla Fiat 500 Cabriolet. Inglesi e tedeschi continuano a tenere alta la bandiera delle decappottabili, ma quasi sempre ai piani nobili del mercato, con modelli come la nuova Jaguar F-Type Convertible, la versione con capote di una delle più belle automobili degli ultimi anni. Senza dimenticare la sempre verde Mini.
Tutti i marchi tedeschi vantano almeno una cabrio nella gamma: dalla Audi A3 cabriolet al Maggiolino Volkswagen, dalla nuovissima Serie 4 di Bmw alle Mercedes-Benz Slk e Classe E, una parata che culmina nelle Porsche Boxster Gts e 911 Targa.
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