Fu l'anno dell'ultima volta dei Beatles, insieme e al completo, in uno studio di registrazione, ma anche quello del quinto album dei Pink Ployd Atom Heart Mother che nella copertina («geniale e che fece epoca») aveva una mucca frisona. Ma soprattutto fu l'anno del mondiale messicano dove l'Italia del pallone partì tra le polemiche per la staffetta Mazzola-Rivera, ci regalò la notte da sogno contro la Germania e finì battuta in finale dal Brasile.Il giornalista dell'Ansa Adolfo Fantaccini racconta tutto in «1970 - Romanzo di un anno irripetibile» (Urbone Publishing, 150 pagine, 15 euro): dodici mesi incredibili e non banali con il viaggio dell'autore tra storie e ricordi in grado di generare emozioni, perché quello fu un anno «di grandi cambiamenti e di occasioni mancate». E i suoi ricordi prendono corpo intrecciandosi intorno a un pallone: non solo gol e passioni o illusioni e ambizioni, dunque, ma anche storia, cultura, musica (i già citati Beatles e Pink Floyd), cinema ed eventi di costume, tra aneddoti, fatti realmente accaduti e altri frutto della fantasia dell'autore. Originale la copertina di Emanuele Fucecchi, la prefazione è di Giovanni Scaramuzzino, una delle voci di «Tutto il calcio minuto per minuto». Al centro della narrazione naturalmente la Coppa Rimet che Fantaccini seguì da inviato. «Un Mondiale di rivoluzioni nel Paese delle rivoluzioni, nell'anno in cui la grande utopia cominciava a fare spazio alla consapevolezza», ha raccontato l'autore. Il Messico si apprestava a celebrare il festival dello sport più bello del mondo, ma anche l'ultima rappresentazione del suo capo spirituale: Edson Arantes do Nascimento, alias Pelé. Il Messico si inchina al Dio pallone e il mondo, così pieno di sussulti di passione, è pronto a seguire il primo torneo in diretta televisiva via satellite. Già questa è una rivoluzione. Da questo momento il calcio non sarà più lo stesso e la tv non sarà solo un elettrodomestico costoso e ambito.
Il calcio ingiallito e in bianco e nero si preparava a fare spazio a colori invitanti, sgargianti e ovattati, a giochi d'ombra mai visti, con quel sole che a mezzogiorno illumina i volti e li rende così pieni di ombre dal sapore onirico. Fantaccini racconta così un 1970 come il prologo dell'inizio della fine della grande illusione. E la magica illusione fu proprio quel Mondiale, per l'epoca un salto nel futuro.
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