
Eddie Jordan è stato un pilota, un proprietario di team, un intrattenitore con le sue battute e la sua batteria. Ma soprattutto è stato un sognatore che è riuscito a realizzare i suoi sogni. La sua dote principale è sempre stata quella di saper fare affari, cominciando a commerciare con i libri di scuola. Sapeva maneggiare i numeri («Riuscivo a completare un'operazione di 40 numeri prima che chiunque avesse fatto in tempo a scriverli su una calcolatrice»), ma anche scegliere i piloti e attirare i grandi sponsor. Era tutta verde, brandizzata dalla 7Up la macchina con cui fece debuttare in Formula 1 Michael Schumacher in quello che fu forse il colpo meno riuscito della sua carriera. Lui aveva presentato al mondo un nuovo gioiello, ma non aveva fatto i conti con qualcuno più scaltro di lui, Flavio Briatore, che dopo pochi giorni gli soffiò Schumi.
Eddie arrivava da Dublino, dove era nato il 30 marzo 1948. Prima di cominciare a lavorare alla Bank of Ireland aveva avuto la tentazione di farsi prete, seguendo probabilmente la vocazione della sorella gemella di sua madre che era suora. Si accorse in tempo che gli piacevano troppo le donne e i soldi per imbarcarsi in quell'avventura. Così ci diede dentro come pilota, nei kart, nelle formule minori e poi fino alla 24 ore di Le Mans. Ma siccome quella delle corse era la sua vera vocazione decise di fondare un team che nel 1991 è arrivato in Formula 1, restandoci fino al 2005 per poi passare di mano fino a diventare la Force India e la Aston Martin di oggi.
Eddie non era nato povero, ma dopo quegli anni in Formula 1 era diventato ricchissimo. Yacht, con quello a vela di 45,3 metri chiamato Blush; case in Inghilterra, Irlanda e a Monaco, investimenti come la proprietà di Città del Capo dove è morto tra le braccia dei suoi cari (aveva quattro figli), sconfitto da un tumore che lui stesso aveva definito aggressivo e che partendo dalla vescica e dalla prostata lo aveva attaccato alla colonna vertebrale. Proprio lui che da anni finanzia un ente di beneficenza per la cura del cancro infantile.
Amava la vela (circumnavigò il globo), il golf, l'ippica, il ciclismo, il calcio, il rugby (era proprietario dei London Irish) e il rock and roll che suonava con la sua band chiamata Eddie & The Robbers. La traduzione di robbers è inutile scriverla... Anche se Eddie non ha mai rubato nulla, si è guadagnato tutto con il suo fiuto per gli affari e i piloti. Per lui hanno corso Damon Hill, Barrichello, Irvine, Frentzen, Fisichella, Trulli, Michael e Ralf Schumacher. La sua scuderia ha vinto 4 gare, due con Frentzen le altre con Damon Hill e Giancarlo Fisichella che lo ricorda con affetto: «Per me è stato importante, io vivevo a Oxford e lui mi faceva sentire parte della famiglia a casa sua dove suonava alla grande. Ci incontravamo anche in barca di cui era appassionato.
Ha dato tanto a quella Formula». Nella sua vita ha fatto e stava ancora facendo di tutto (ha aiutato Newey come manager a cambiare squadra, ogni tanto appariva su Sky Uk a dire la sua senza pietà). Ma soprattutto se l'è goduta davvero.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.