Uno dei pilastri dell'Inter (e della Nazionale) è sicuramente Nicolò Barella. Venticinque anni a febbraio, centrocampista di cuore e sostanza, quando c'è lui in campo si vede. Cresciuto nel Cagliari, da dove l'Inter lo ha prelevato, è letteralmente esploso con Antonio Conte sulla panchina dei nerazzurri. Il tecnico salentino l'ha migliorato tantissimo, aiutandolo a trovare un ruolo chiave nel centrocampo dell'Inter e dandogli grandi responsabilità. Archiviata l'era Conte il giocatore si è confermato come uno dei protagonisti della squadra campione d'Italia. E oggi, riflettendo sul recente passato, muove una velata critica al suo ex allenatore. Forse non è tanto una critica ma una puntualizzazione.
Durante una serata di gala organizzata dalla Gazzetta dello Sport a Barella è stata posta questa domanda: "Cosa ha aggiunto Inzaghi rispetto alla squadra che l’anno scorso ha dominato il campionato?". Ecco come ha risposto il centrocampista dell'Inter: "Ci ha lasciato un po’ più liberi di esprimerci. Non perché Conte ci 'obbligasse' a chissà cosa. Però Inzaghi con il suo carisma ci ha coinvolto, dandoci la possibilità di prendere delle scelte. E questa cosa probabilmente ci serviva e ci ha aiutato a tutti i livelli, dopo due anni intensi in cui lavoravamo sempre seguendo lo stesso concetto".
Molto interessante questa riflessione di Barella. Senza girare troppo il coltello nella "piaga" (l'uscita di Conte subito dopo la vittoria del campionato) il giocatore fa intendere che con lui in panchina i giocatori erano "imbrigliati", battendo incessantemente sugli stessi tasti. Ora, invece, si sentono più liberi. Parole sue. I risultati al momento danno ragione a Inzaghi, la cui squadra gioca bene e vince. E, oltre a primeggiare in campionato, si è qualificata agli Ottavi in Champions (cosa che a Conte non riuscì).
Questa maggiore libertà, quindi, sembra aver prodotto buoni frutti. Così come ha portato frutti la campagna acquisti estiva dei dirigenti nerazzurri, bravi nel tappare le falle (pesanti) createsi con l'uscita dalla rosa di un mostro sacro come Lukaku, del forte Hakimi, e dello sfortunato Eriksen.
Pescando tra gli svincolati e i colpi low cost Marotta e Ausilio hanno dotato la squadra di una rosa più che dignitosa, anche se per qualcuno, all'inizio, il calo di potenziale era evidente. Inzaghi, da parte sua, è stato bravissimo nel ridare fiducia alla squadra, lucidando l'argenteria e convincendo ogni componente che tutti sono (davvero) importanti.
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