Allegri e una panchina double face

Sempre sulla graticola dei tifosi juventini, dopo Napoli è tornato genio

Allegri e una panchina double face

Nel calcio il confine tra genio e incapacità è sottilissimo. Basta il minimo risultato (1-0) a travolgerlo. Massimiliano Allegri dopo la vittoria della Juventus a Napoli, si è affrancato dalla condizione di allenatore quasi bollito ritornando fine stratega. Fino al prossimo passaggio a vuoto. Quello che sbagliava le formazioni per arroganza, è di nuovo colui che ripristinò la difesa a tre nell'autunno del 2015 cavalcando verso il quinto scudetto consecutivo e anche colui che inventò il 4-2-3-1 con dentro tutti i pezzi da novanta dieci mesi fa. Anzi, di più, ora è quello che, mentre tutti lo davano in infermeria o al massimo in panchina, il pezzo da novanta (milioni), Gonzalo Higuain, lo ha messo in campo sbancando la sfida scudetto. Alé.

Ma questo è un vecchio gioco, in fondo se una volta con il giornale ci si incartavano le patate a mezzogiorno, adesso con la rete, oltre a non avere più questa comodità di riciclo, si passa dall'insulto più becero all'esaltazione incondizionata. C'è un tale che mi scrive da tre anni a ogni inizio di campionato chiedendomi che cosa ne penso di Allegri. A lui non piace, è chiaro, e vorrebbe essere confortato. Il problema, per Max, è che gran parte dei tifosi juventini continuano a non amarlo, anche se abbozzano perché il successo non olet.

Nel luglio del 2015, quando Antonio Conte se ne andò dal pomeriggio alla sera, la scelta di Allegri venne contestata. Gli ultrà bianconeri andarono a Vinovo, furibondi. Vi ritornarono l'anno successivo, quando la Juventus avviò quella specie di suicidio collettivo poi trasformato in rimonta clamorosa. Se fosse stato Conte, ad andare in crisi, sarebbero state applicate le attenuanti generiche.

Vi ricordate cosa disse una volta Silvio Berlusconi? «Allegri? Non mi piace. Perché è comunista? No, perché è livornese». Max ha un bel caratterino, se già altri allenatori sono convinti di essere bravi, anche lui non scherza. Non è arrogante, eh, è solo poco interessato alle opinioni altrui, specialmente di quelli che si trova davanti nel weekend, giornalisti uber alles. Insomma, a differenza di altri, non ha mai allenato la stampa, prima della squadra che gli era toccata per contratto.

Come dice il profeta Geremia «non mi sono seduto nelle brigate dei buontemponi». Max è così, non dà confidenza, fa la sua strada. Quando vince, e nei primi tre anni alla Juventus ha vinto tanto, è un genio, accettato a denti stretti, quando perde è un fallito. Ci vogliamo mettere d'accordo?

La verità sta nel mezzo.

E' un buon allenatore. Infatti, se il tecnico paga pegno quando la squadra va male e si prende anche le colpe che non ha, allora quando la squadra vince deve ricevere pure la sua parte di meriti. E Max Allegri ne ha. Eccome.

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