M acchie d'azzurro in allargamento. Come cantavano i Rokes, nostri essenziali filosofi di riferimento, è la pioggia che va e ritorna il sereno. Non poteva piovere per sempre sulla Nazionale e così, dopo i miglioramenti visti nella seconda parte della Nations League e le prime due vittorie nel gruppo di qualificazione all'Europeo 2020, arriva una conferma importante con la Grecia, sistemata in poco più di mezzora. Inevitabile l'obiezione: la Grecia non è granché, aveva fuori alcuni elementi importanti e non s'è mai vista a livello internazionale una voragine come quella offerta agli azzurri sul loro fronte sinistro. Tutto vero, ma ricordiamo che siamo usciti dai Mondiali con la Svezia, non una squadra di fenomeni, senza riuscire a segnare un gol. Anzi li abbiamo addirittura rivitalizzati e hanno fatto una buona compagna di Russia.
Insomma, anche in passato abbiamo trovato avversari candidati alla goleada e abbiamo fatto fatica a superarli oppure ne siamo stati schiaffeggiati. In Sudafrica, nel 2010, non abbiamo battuto Nuova Zelanda e Slovacchia che erano più o meno come questa Grecia. E quindi bene così, per i gol, per il gioco, per il successo. E anche perché, a differenza di quello che accade in queste partite di fine stagione, tra le fatiche del campionato e le vacanze, spesso si tende a scivolare via senza lasciare il segno.
E invece, tutti concentrati e tra i migliori in campo, c'è sicuramente Lorenzo Insigne, reduce da una stagione più in scuro che in chiaro. Magari, nel secondo tempo si poteva combinare qualcosa di più e commettere meno errori. Ma forse pretendiamo troppo. Va bene così.
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