Incantato dal Giro, incantato dall'Italia. In queste tre settimane, che mi sono goduto come poche altre volte mi era capitato di fare, ho ammirato una corsa superlativa.
Mi sono davvero divertito, per come questo Giro è stato disegnato, per come è stato interpretato dai corridori, per un finale impensabile e sublime, che mi ha lasciato a bocca aperta, e mi ha estasiato come poche altre volte.
Ieri, però, sono rimasto incantato dalla bellezza di una città che non ha eguali nel mondo. Una città che è uno scrigno di arte: un museo a cielo aperto. Quante volte ho visto Roma. Quanti viaggi di piacere e di lavoro ho fatto, che poi erano di assoluto piacere.
Eppure anche ieri, nel rivederla in tivù, sono rimasto incantato, rapito dalle bellezze di una città mozzafiato.
C'è stata anche un'ultima volata, e speravo che fosse il quinto sigillo in questo Giro per il nostro Elia Viviani, purtroppo però l'irlandese Sam Bennett è stato più lesto del nostro veronese a prendergli la ruota e ad attendere che partisse. Purtroppo per noi è partito un attimo troppo presto: volata troppo lunga, su un lato di strada non agevole, ma va bene così: quattro tappe, la maglia ciclamino della classifica a punti e la consapevolezza di essere un corridore maturo, che può ancora crescere e inseguire traguardi ancora più prestigiosi. Cosa si poteva pretendere di più da questo ragazzo?
Un gran bel Giro, con un grandissimo vincitore, e un podio di assoluto prestigio: Froome, Dumoulin, Miguel Angel Lopez. Loro bravissimi, ma sono tutti da applausi.
Dal nostro Pozzovivo, a Formolo, da Brambilla, alla rivelazione Simon Yates: tredici giorni in maglia rosa, ne risentiremo parlare di questo ragazzo.Un Giro che si chiude, ma presto si tornerà a correre. La vita è una ruota che gira: guai fermarla.
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