Ci sono trionfi del ciclismo che possiamo prendere verosimilmente per autentici. Il Giro di Basso del 2010. Ora, anche la Vuelta 2012 di Alberto Contador.
Entrambe le vittorie vanno a illustri ex dopati. Due campioni di ritorno. Due miti finiti nella polvere e poi dolorosamente riemersi, a proprie spese, a proprio rischio e pericolo. Come il nostro Basso due anni fa, anche Contador rialza la testa e lo sguardo sulle strade di casa, portandosi via il trofeo più importante e più difficile di una fulgida carriera. L'impresa non sta tanto nell'aver battuto Rodriguez, il poveraccio che già ha perso per pochi secondi il Giro senza abbuoni (altrimenti suo), ma nell'aver vinto subito, al ritorno, al primo tentativo. Mentre il tedesco Degenkolb vinceva l'ultimo sprint davanti ai due italiani Viviani e Bennati, Contador salutava Madrid con sorriso di liberazione: la famosa e discussa squalifica per il doping al Tour 2010 (clenbutenolo secondo la giustizia, bistecca pompata secondo la difesa) finalmente era emendata. Ci vorrà moltissimo tempo perchè sia anche dimenticata, e anzi nessuno dimenticherà mai del tutto una macchia così clamorosa, ma certo è riscattata nel modo più convincente. L'opinione pubblica aspetta sempre il ritorno del dopato con una curiosità giustamente spietata: forza, vediamo adesso, con tutti i fucili dell'antidoping puntati addosso, che cosa davvero sai fare, quanto davvero vali. La storia insegna che tanti dopati, tornati ad esercitare dopo il candeggio, non sono più sembrati gli stessi. Nel caso di Contador, la controprova è schiacciante: nonostante l'inattività agonistica, nonostante il durissimo peso psicologico, comunque vince come prima. Se ancora non è apparso irresistibile in salita, ha pensato bene di compensare con la classe, la fantasia, il coraggio, andandosi a vincere la Vuelta con un attacco folle nell'anonima tappa saliscendi dopo il giorno di riposo. Per dire quanto possa valere, in un fuoriclasse, l'intuizione e la voglia di dominare.
Bentornato Contador. Bentornato con questo fondamentale certificato di garanzia (per gli scettici ad oltranza: è ben difficile pensare che un campione caduto nella vergogna della squalifica si ripresenti subito dopato).
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