Le big se ne vanno: Lega spaccata sui diritti Tv

Juventus, Milan, Inter, Napoli, Roma e Fiorentina hanno abbandonato i lavori in Lega Calcio: alla base dello strappo la ripartizione dei diritti televisivi

Le big se ne vanno: Lega spaccata sui diritti Tv

Ancora uno strappo e si tornerà all'antico con la Lega, allora ubicata alle mura spagnole, che si limitava a pubblicare il calendario del campionato, ospitare le riunioni del giudice sportivo e indicare le date del mercato. Il ritorno al passato viene spontaneo dopo la spaccatura della Lega Calcio, convocata ieri per la quarta volta in assemblea elettiva. Ma di tutto s'è parlato e urlato fuorché della successione di Beretta, ormai ai margini di tutti i giochi. Da una parte le sei grandi (Juventus, Milan, Inter, Napoli, Roma e Fiorentina) che hanno abbandonato i lavori; dall'altra le medio-piccole, sostenute da Lotito, che però non hanno i numeri per deliberare. Ci vogliono 15 voti. E alla conta è mancato pure il Chievo. Ma non c'è da stupirsi. Gli obiettivi dei club più popolari non hanno niente da spartire con i problemi delle altre società cui basta l'ingaggio di Higuain, Icardi e Insigne per sostenere una intera stagione. Per gli stessi motivi, a suo tempo, si verificò la scissione in Lega di A e di B.

Alla base dello strappo la ripartizione dei diritti televisivi, come ha sottolineato Galliani quale portavoce dei dissidenti: «La frattura è insanabile. Abbiamo abbandonato i lavori dopo aver constatato che non è possibile trovare una soluzione. Noi rappresentiamo l'80% dei tifosi in Italia. E non parlatemi di governance. La governance è una foglia di fico. Il problema è legato alla divisione dei proventi che arrivano dalle televisioni. Il commissariamento? Non è affar nostro». Di altro avviso il presidente del Coni, Malagò: «Io non vorrei arrivarci. Ma il commissariamento sarebbe indispensabile se non si dovesse arrivare nei tempi previsti all'elezione dei rappresentanti».

E le altre? Vista la drammatica situazione, hanno cercato di metterci una pezza mantenendo aperta l'assemblea (ma ne avevano i poteri?) e confezionando un programma, firmato da 13 club, che comporta il varo di un consiglio ristretto con un presidente di garanzia, un ad competente sui diritti tv e cinque consiglieri.

E' vero che le big da sole non sono in

grado di dare vita a un campionato, ma è altrettanto vero che possono sganciarsi dal sistema, organizzarsi come franchigie e creare un modello simile a quello degli sport americani. Ci faccia un pensierino anche il Coni.

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