Chissà se Yassine Bounou - «Bono» per gli amici, ma soprattutto per le amiche -, 31 anni, ha visto il film «The Keeper, la leggenda di un portiere» (questa sera Rai1 lo manda in onda alle 21.15 ndr). Fiction e realtà a volte coincidono: «Bono», parando ieri i rigori degli spagnoli, è diventato l'eroe del Marocco; proprio come il protagonista della pellicola diretta dal regista Marcus H. Rosemuller, dove Bert Trautmann, paracadutista tedesco della Luftwaffe, fatto prigioniero dagli alleati, diventa l'imbattibile goalkeeper del Manchester City. «Bono» non è nato in Germania ma a Montréal da genitori marocchini emigrati in Canada: il ct Regragui stravede per il custode della porta del Siviglia (beniamino dei tifosi andalusi e fresco vincitore del «Trofeo Zamora») e i fatti gli hanno dato ragione.
Grazie a «Bono» i Leoni dell'Atlante hanno varcato le Colonne d'Ercole che - nel caso di ieri sera - coincidevano con lo Stretto di Gibilterra, il corridoio di mare che divide Spagna e Marocco: paesi in «guerra» millenaria. Ma questo riguarda la grande storia. Quella più piccola (ma neanche tanto) dei mondiali di calcio si è giocata invece sul terreno dell'Education di Doha. Nome poco profetico, almeno a giudicare dagli scontri tra polizia e i sostenitori marocchini prima e dopo il match con la Roja di Enrique. Tifosi schiacciati contro i cancelli e attimi di paura. Per fortuna nessun ferito. Al triplice fischio in tutto il Marocco i festeggiamenti sono esplosi senza freni; idem nei paesi europei (Italia compresa) dove la comunità marocchina ha una presenza significativa.
Come già
accaduto a Bruxelles dopo la vittoria del Marocco contro il Belgio, non sono mancati atti di vandalismo. La polizia, preventivamente allertata soprattutto in Spagna, ha vigilato. Evitando che il sogno non degenerasse in incubo.
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