Napoli Con gli azzurri più o meno saldi al secondo posto (alla fine matematico grazie alla vittoria) e il Cagliari salvo, non era da pazzi aspettarsi un allenamento più che una partita ufficiale. O, se preferite, il classico match di fine stagione quando non ci sono stimoli che fanno la differenza ma in prevalenza ritmi bassi e qualche spunto individuale. Di conseguenza gli sbadigli più dello spettacolo hanno tenuto compagnia ai diecimila fedelissimi del San Paolo (record negativo stagionale di presenze), in aperta e perenne contestazione con il presidente De Laurentiis. Maran, libero da preoccupazioni di classifica, se l'è giocata con Barella alle spalle dei due attaccanti, Ancelotti ha dato fiducia all'inedita coppia di esterni formata da Verdi e Younes che hanno fatto poco o niente per guadagnare stima o applausi, o quanto meno per evitare le sostituzioni nella ripresa.
Primo tempo a tratti inguardabile, ravvivato da qualche invenzione di Mertens, l'unico a cercare la via del gol con una certa insistenza soprattutto con conclusioni da fuori area. Secondo tempo scosso dal vantaggio dei rossoblù in contropiede: invenzione di Barella e diagonale vincente di Pavoletti, questa volta con il destro, lui che è un mancino oltre che abile colpitore di testa.
Da qui è iniziato l'abituale festival napoletano degli errori e degli orrori sotto rete, un classico di questa stagione: tra parate di Cragno, traversa, chance sprecate da Milik e disordinata ricerca della soluzione individuale, il Napoli pareva volesse buttare via la possibilità di blindare
matematicamente la poltrona d'onore. Il pazzo finale racconta invece di un colpo di testa del più piccolo, l'inesauribile Ciro Mertens e di un rigore di Insigne dato dal Var con abbondante ritardo: vittoria e secondo posto.
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