Campioni o buoni musulmani? Al Mondiale arriva l'incognita Ramadan

I calciatori di fede islamica che partecipano a Brasile 2014 dovrebbero digiunare dall'alba al tramonto in rispetto del mese sacro appena iniziato, ma rischiano di risentirne in campo. Tra fatwa e tifo, il dibattito è aperto

Campioni o buoni musulmani? Al Mondiale arriva l'incognita Ramadan

Meglio provare a vincere un Mondiale di calcio o provare a conquistarsi la vita eterna? Non è uno scherzo e non è un dilemma da poco quello che hanno davanti i calciatori di fede islamica che partecipano a Brasile 2014. In molti Paesi sunniti infatti domenica 29 giugno è cominciato il Ramadan, il nono mese del calendario musulmano che impone ai fedeli il digiuno dall'alba al tramonto. Le squadre coinvolte sono prima di tutto l'Algeria, che ha centrato un risultato storico qualificandosi per gli ottavi di finale e che lunedì 30 giugno affronta la Germania, ma anche la Germania stessa e la Francia che hanno giocatori islamici e disputeranno partite durante il mese sacro.
Il problema non ha una soluzione che valga per tutti. I calciatori che stanno giocando in Brasile devono rispettare i precetti di uno dei pilastri dell'Islam, rischiando - anche viste le difficili condizioni climatiche e visto che non potrebbero mangiare né bere durante il giorno - di non avere le forze necessarie o sono dispensati? Il fantasista tedesco di origine turca Mesut Ozil ha annunciato che non digiunerà, richiamandosi alla regola che sospende l'obbligo per i musulmani in viaggio. I nazionali algerini invece hanno in gran parte assicurato che saranno osservanti, malgrado i rischi per la salute. Il capitano Madjid Bougherra ha ammesso: "Sarà dura restare idratati. Voglio vedere quali saranno le mie condizioni fisiche, ma penso che digiunerò". La Federcalcio algerina ha dovuto inoltre smentire le voci secondo cui il ct Vahid Halilhodzic - bosniaco - avrebbe chiesto ai suoi giocatori di interrompere il Ramadan. Mentre l'allenatore della Francia Didier Deschamps ha dichiarato che lascerà ai suoi atleti libertà di scelta.
È arrivata anche una fatwa (un parere dato in base alle leggi dell'Islam) emessa dallo sheyk Muhammad Sharif Qaher, esponente del Supremo consiglio islamico dell'Algeria, che dispensa i nazionali algerini dal rispetto del Ramadan. Al contrario di quella emessa dal predicatore egiziano Yasser Borhami e diretta ai tifosi, che vieta di guardare in tv le partite della Coppa del mondo durante il mese sacro, perché distrarrebbero dalla preghiera e dall'osservanza dei precetti della fede. Per quanto riguarda i calciatori in Brasile, spiega sheyk Qaher, la sharia autorizza la sospensione del digiuno perché sono in viaggio. Si tratta di uno dei casi in cui il Ramadan può essere evitato. Il mese sacro deve essere rispettato in generale da tutti i fedeli in buona salute. Sono esenti i minorenni, gli anziani, i malati di mente, i malati cronici, le donne in stato di gravidanza o che allattano.
Ma alla vigilia del decisivo match con la Germania il dibattito nel Paese nordafricano è aperto. E l'opinione pubblica teme che l'eventuale digiuno fiacchi i giocatori, portandoli all'eliminazione dal Mondiale. Contrario all'editto dello sheykh si è detto il collega Muhammad Mukarkab, membro dell'Associazione degli ulema algerini, secondo cui "non è lecito saltare il digiuno per giocare a calcio". Le "Volpi del deserto" spiega Mukarkab, sono in viaggio "per giocare a calcio e non per curare una malattia, o per il jihad, o per motivi di studio" e per questo ha esortato i calciatori a "digiunare, poiché Dio sta con chi digiuna. I nostri ragazzi - ha assicurato - sono in grado di giocare e digiunare allo stesso tempo, è nel loro interesse". Cauto è il giudizio dello sheykh Mamoun al-Qasimi, anche lui esponente del Supremo consiglio islamico algerino, che si è detto d'accordo con la fatwa di Qaher, ma aggiunge che "la cosa migliore è rispettare il digiuno".

Per il segretario generale del Coordinamento nazionale degli imam in Algeria, Jelloul Hodjeimi, la Fifa dovrebbe fare un'eccezione alle sue regole per agevolare i giocatori musulmani e "programmare le partite della Nazionale algerina di notte".

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