La lezione di Faried che va oltre il lutto

In campo nonostante la morte della mamma

La lezione di Faried che va oltre il lutto
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Lo chiamano Manimal, per il suo stile di gioco aggressivo. Perché è «metà uomo e metà animale, una bestia» quando è sul parquet di gioco.

Kenneth Faried (foto) è un giocatore con una grande carriera in Nba alle spalle e un oro mondiale in bacheca, e che solo quattro mesi fa ha deciso di venire in Italia per vestire la maglia di Reggio Emilia. Non ha mai fatto mancare il suo sorriso, nemmeno domenica sera, nell'ora più buia. Ovvero quando è stato protagonista della vittoria contro l'Olimpia Milano, arrivata però il giorno dopo la scomparsa di mamma Waudda. Nonostante la straziante perdita, Faried ha giocato una partita straordinaria, con 11 punti e 9 rimbalzi e il premio di mvp, e a fine gara è scoppiato in un pianto. Ad andargli incontro i tre figli, li ha abbracciati.

Ogni rimbalzo racconta una storia. Kenneth Faried ne ha presi a centinaia. Da quando ha iniziato a giocare vedendo suo padre Kenneth Lewis e sua madre Waudda sfidarsi sotto al tabellone nei quartieri poveri di Newark, New Jersey. Waudda era l'unica donna in campo, ma poiché si legava i capelli e indossava una maglietta larga, si mimetizzava. Era una donna che non aveva paura in campo. Il figlio non poteva che essere un cestista. È stata proprio la madre di Faried a insegnare al figlio, fin da piccolo, l'importanza dei rimbalzi. Purtroppo Waudda ha ereditato una malattia autoimmune cronica, che spesso blocca i principali organi di una persona. «Giocavo a basket per non pensare alla sua malattia», ha raccontato.

Questa è stata l'infanzia di Kenneth Faried: una madre affettuosa che soffriva del lupus, un padre affettuoso che giocava a pallacanestro con lei fino a quando non poteva più farlo e una casa senza luci accese. Ecco perché Faried è sceso in campo. Doveva farlo. Per lei avrebbe giocato anche con la morte nel cuore.

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