Se il gol dell'ex può far male, i gol degli ex fanno sicuramente malissimo. E così Candreva e Keita fanno scendere l'Inter dall'ottovolante. Brutta botta per Conte nella giornata in cui sognava la vetta. Va detto che la sconfitta contro la Sampdoria, che pur non ha rubato nulla, tutt'altro, è arrivata dopo una gara strana in cui gli episodi hanno fatto senz'altro la differenza. «La dea bendata oggi si è dimenticata di noi» ha detto Conte. Ma ha ragione solo in parte.
Se è vero infatti che i nerazzurri hanno creato e sprecato molto, a tratti dominando la partita, è altrettanto lampante che gli errori si pagano, vedi rigore sbagliato da Sanchez e parato da Audero in avvio. Al contrario di quello che ha fatto Candreva per la Samp. E questi episodi non sono imputabili alla sfortuna. Ed è anche vero che scorrendo il tabellino e guardando i cambi, Ranieri nella ripresa ha inserito Askildsen, Leris, Bereszynski e La Gumina, buoni giocatori ma non certo fenomeni. Mentre lui, Conte, ha buttato dentro Perisic, Lukaku, Eriksen, Vidal e D'Ambrosio. Il più scarso è un nazionale. E con tutta quella qualità non puoi permetterti di non vincere certe partite in certi momenti del campionato.
Fatto sta che, detto degli opposti dal dischetto Sanchez-Candreva, l'Inter ha incassato il 2-0 firmato Keita dopo giocata fenomenale del baby Damsgaard. Poi è vero, la sfortuna su un paio di iniziative di Lautaro, la traversa di Young (ma anche quella di Tonelli dall'altra parte) e l'Audero paratutto hanno avuto il loro ruolo, ma pur pressando a testa bassa l'Inter non è riuscita a far altro che accorciare su testa di De Vrji dopo angolo. Troppo poco per una squadra che dall'addio alla Champions ha l'obbligo, checché ne dica Conte, di vincere lo scudetto o perlomeno di giocarsela in pieno. Otto vittorie di fila erano un bellissimo segnale, un ko non cambia i piani e non è certo una bocciatura definitiva ma lascia parecchio amaro in bocca all'Inter e a Conte. Che ha pagato dazio contro una Samp ben organizzata in cui Ranieri ha fatto scelte impopolari ma vincenti, con un modulo conservativo e tanta qualità in panchina, da Quagliarella (partirà?) fino a Ramirez e Verre.
«A volte perdi delle partite che non meriti ed è giusto che le perdi», filosofeggia Conte alla fine prima di diventare insolitamente accondiscendente quando parla di un mercato che per diretta ammissione di Marotta non porterà in dote nulla di particolare. «Sono a disposizione del club per tutte le decisioni che potrà prendere. Il club sa perfettamente se c'è da far entrare o da uscire qualcuno. Qualsiasi decisione venga presa sarà sempre condivisa», dice il tecnico. Strano sentirlo da lui.
Ancor di più dopo un ko doloroso. A maggior ragione quando è parsa lampante la Lukaku-dipendenza, entrato anche se non al meglio. Conte accondiscendente e Inter sconfitta. Un caso? La Roma e la Juve nelle prossime due potranno dire molto.
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