Caruso, l'immagine dell’Italia che non molla mai

È l’immagine dell’italiano che non si dà per vinto, che lotta, anche nelle avversità

Caruso, l'immagine dell’Italia che non molla mai

Non chiamatela tappetta, perché non è giusto. È stata una bellissima tappa, in condizioni non ideali e alla fine i ragazzi ci hanno offerto ugualmente uno spettacolo degno di questo nome. Senza Fedaia e Pordoi (sarebbe stato il 40esimo passaggio su questa leggendaria vetta, peccato), c’è il Giau che è sufficiente per esaltare le doti di Egan Bernal, il colombiano volante, che appena sente sotto di sé la strada salire, parte. Ogni sua accelerazione è una sentenza. Non c’è nessuno in grado di poter competere con questo ragazzo di 24 anni nato il 13 gennaio come il suo idolo giovanile Marco Pantani. È un Giro che mi sono gustato, anche se purtroppo per ragioni climatiche, le stesse che hanno indotto gli organizzatori ad accorciare la tappa, le immagini sono arrivate male e questo ha penalizzato lo spettacolo, che comunque c’è stato. Immenso Bernal, grande il nostro Damiano Caruso, che da spalla dei grandi capitani, si è caricato sulle sue di spalle il Team Bahrain e sta facendo qualcosa di eccezionale.

Caruso è l’immagine dell’italiano che non si dà per vinto, che lotta, anche nelle avversità. Venuto al Giro per aiutare Mikel Landa a vincere il Giro, dopo la sua caduta, si è messo in modalità capitano e da quel momento il mio tifo è tutto per lui.

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