La cenerentola Elena. Un bronzo mondiale vinto con la scarpa rotta

Vallortigara, poliglotta e impegnata nel sociale: la medaglia a trent'anni è il riscatto della carriera

La cenerentola Elena. Un bronzo mondiale vinto con la scarpa rotta

Scarpa rotta eppur bisogna saltare. Elena Vallortigara, carabiniera poliglotta veneta di Schio che ora si occupa di giovani con difficoltà psicologiche, rinata fra le contrade senesi, seguendo il suo allenatore matematico Giardi, presidente e guida di una società che ha fatto la storia atletica con il Meeting dell'Amicizia al Rastrello, ha trovato il sogno saltando due metri, ma fermandosi quando l'australiana Petterson, compagna del torinese Fassinotti, uscito in qualificazione nella sua gara, ha tolto l'oro previsto alla ventenne ucraina Machuchikh 2 centimetri più sopra.

Che notte quella che abbiamo vissuto senza sentire il caldo feroce, perché erano soltanto brividi. Quelli che ci ha dato Tortu fuori dalla finale dei 200 per millesimi, ma finalmente libero di credere che il suo domani sarà nella corsa del mondiale di Mennea oro olimpico e ancora primatista nel Vecchio Continente dopo l'impresa messicana a 1972 come Berruti nel 1960.

Notte magica per scoprire che nell'arena il toro infilza i favoriti ed esalta campioni come il brasiliano classe 2000 Dos Santos, rimasto senza capelli e con tante cicatrici da ustioni per una pentola scoppiata su di lui quando aveva soltanto 10 mesi, che ha lasciato gli americani e il magico Warholm a secco sulla settima barriera dei 400 ostacoli. Mondiale di Eugene che ha punito le certezze del fantastico norvegese Ingebrigtsen quando Wightman, ragazzo di Nottingham, ha fatto il Robin Hood sui 1500. Quinta giornata ai piedi della mascotte Big Foot per celebrare il lancio d'oro nel disco dello sloveno Ceh, un bel gigante di 2.06, relegando Stahl il favorito, preceduto anche da nobili figli lituani ad una sera senza cena fuori dal podio.

Anche sulla pedana del salto in alto femminile le divinità infernali hanno relegato al secondo posto la cavalletta ucraina che aveva dominato la stagione, lasciandola dietro alla ragazza di Victoria a quota 2.02, superata alla prima prova, dove la Vallortigara si è fermata dopo una gara meravigliosa.

Anche l'australiana classe 96, legata al nostro saltatore torinese col qual lavora a Sydney nel circolo dorato di Alex Stewart, come la ragazza di Schio, ha vissuto tormenti ed infortuni, fermandosi dopo aver giurato a se stessa che non avrebbe saltato più dopo tanta gloria giovanile. Sono guarite e nell'incanto dell'Oregon, quando la temperatura andava verso i 30 gradi, hanno incartato il mondo dei salti in verticale. La Vallortigara, per un attimo, sublime attimo, superando i due metri era andata addirittura in testa, ma poi quella scarpa rotta, quella montagna che pure aveva scavalcato a Londra non tanto tempo fa, è diventata il suo tormento, nell'estasi di una medaglia di bronzo che ha tolto il zero scarabocchio dal medagliere dell'Italia rimasta senza niente dopo i guai del Jacobs malandato e del Tamberi tormentato.

Ora sperando che Stano nella marcia, anche se i 35 chilometri sono a metà strada fra paradiso olimpico e inferno, ci dia un'altra medaglia, godiamoci questa serie di salti senza errori fino al limite che ha separato ori e argenti da un bronzo dorato.

Benedetta Schio che dopo le magie del nuotatore Ceccon ci regala una campionessa ritrovata, figlia naturale della magica Simeoni e della gattina magica Di Martino, ricreata fra le contrade sapendo che la scuola di Schio, un tempo, dava all'Italia atletica lanciatori da podio.

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