La certezza di Allegri: la coppa è alla portata, il futuro un'incognita

Cruciale conquistarla visto che sul club incombono sentenze federali e Uefa. Un turno al vice Landucci

La certezza di Allegri: la coppa è alla portata, il futuro un'incognita

Tre sconfitte consecutive in campionato non rappresentano il miglior viatico possibile per affrontare la semifinale di ritorno di Coppa Italia contro l'Inter. Né lo sono le polemiche e i cattivi pensieri che la Juventus si porta dietro malvolentieri ma che la riguardano più o meno quotidianamente, in campo e fuori. Tant'è: il campo chiama e in campo bisogna che Danilo e compagni cerchino di avvicinare ancor più il primo traguardo stagionale. Seguiranno la semifinale di Europa League contro il Siviglia e la corsa al secondo posto in campionato. Nulla, oggi, può dare ai bianconeri la certezza di partecipare a una delle prossime competizioni europee visto che l'Uefa potrebbe anche decidere per l'estromissione: è però altrettanto vero che nessuno potrebbe negare ad Allegri e ai suoi giocatori la gioia di festeggiare la vittoria di uno o di entrambi i trofei per i quali la squadra è ancora in corsa.

Faticosamente insomma, nel giorno in cui ricorre il venticinquennale dello scontro Iuliano-Ronaldo che decise lo scudetto 1998, la Juventus si avvia a impostare la volata finale. Archiviando quanto accaduto pochi giorni fa contro il Napoli, le polemiche seguite al gol annullato a Di Maria e la squalifica per un turno arrivata ieri a Landucci, il vice di Allegri che, secondo gli ispettori della Figc, si sarebbe rivolto nel post partita a Spalletti urlandogli «pelato di m, ti mangio il cuore». Lo stesso Allegri sarebbe stato pizzicato da una telecamera, appena prima di rientrare negli spogliatoi, mentre canzonava la panchina del Napoli («Bellissimo oh, meno male che siete riusciti a vincere almeno uno scudetto»), salvo poi predicare calma davanti a taccuini e telecamere. «Noi dobbiamo continuare a lavorare e comportarci come ci siamo sempre comportati le sue parole di ieri -. Le lamentele non portano da nessuna parte, anche perché in sette anni di Juve, forse ce ne sarà stato mezzo tranquillo. Non dobbiamo disperdere energie: le lamentele non portano punti, semmai dobbiamo essere arrabbiati perché domenica abbiamo perso un punto per responsabilità nostra».

Obbligatorio voltare pagina. Andando anche oltre la vergognosa gazzarra mostrata lo scorso 4 aprile, alla fine della semifinale di andata contro l'Inter. «Bisogna avere un comportamento esemplare e migliorare quel poco che c'è da migliorare, quanto successo quel giorno deve rimanere confinato lì. La Juventus è un esempio da seguire e la sfida deve essere serena, bella, agonisticamente forte: andrà tutto liscio, perché alla fine è una partita di calcio». Si vedrà. Dando anche un'occhiata al futuro («Se resto al 100%? Ho un contratto fino al 2025 e mi considero un privilegiato.

Poi nella vita ci sono momenti di difficoltà da affrontare con le spalle larghe e le idee chiare nella progettazione di quel che sarà») e nel contempo rammaricandosi per non poter schierare stasera Vlahovic («distorsione a una caviglia, difficilmente ce la farà») in un attacco rabberciato, senza Kean e con i vari Milik, Di Maria e Chiesa non proprio al top.

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