Malagò spiega le lettere al Cio: "Ho voluto salvare le Olimpiadi"

Il numero uno del Coni si difende dopo le lettere inviate al Cio: ''Era un obbligo istituzionale sottolineare i problemi della riforma''

Malagò spiega le lettere al Cio: "Ho voluto salvare le Olimpiadi"

''Io sono obbligato a segnalare al Cio ogni possibile violazione della carta olimpica'' si difende così Giovanni Malagò dopo polemiche scaturite dalle lettere inviate al Cio.

Il presidente del Coni Malagò in un'intervista al quotidiano La Repubblica ha chiarito il caso riguardo le due missive a sua firma inviate al Comitato Olimpico Internazionale in cui si chiedeva di fatto di punire l’Italia con la possibile esclusione da Tokyo 2020 e la revoca dei giochi di Milano-Cortina 2026, il tutto per contrastare la riforma voluta dall'ex sottosegretario Giancarlo Giorgetti: ''Queste mail fanno parte di un’operazione strumentale. Sono obbligato a segnalare al Cio ogni possibile violazione della carta olimpica. E così il 30 luglio scrivo a Bach, spiegandogli che la riforma dello sport in discussione in Italia poneva una serie di problemi. Bach, e questo è il pezzo che vi manca, mi risponde via mail chiedendomi di inviare a MacLeod una copia della legge tradotta e una serie di spiegazioni. Cosa che faccio sei ore dopo. Tutto qui. Nella lettera dico le stesse identiche cose che ho detto in Senato qualche giorno prima. Ripeto. Me lo aveva chiesto il Cio. Scrivo a Bach e McLeod perché sono preoccupato, genuinamente preoccupato. Io mi sono caricato un lavoro enorme sulle spalle per un anno e mezzo, massacrandomi la vita e gli affetti per portare in Italia le Olimpiadi''.

Da tempo contrario alla riforma dello sport, il numero uno del Coni ribatte: ''La politica è voluta entrare nel mondo dello sport in un modo diverso. Ne prendiamo atto. Però prendiamo anche atto che, come tutti riconoscono, la legge non è fatta bene, non è chiara, non è completa. Sto prestando servizio a un movimento che mi chiede di essere difeso. Personalmente non ho molto da guadagnare.

Come presidente del Coni posso fare al massimo un altro mandato. Ma sono membro Cio a livello individuale per i prossimi dieci anni e, per contratto, sono presidente di Milano-Cortina. Non ci guadagno un euro. Fortunatamente non ne ho bisogno''.

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