Una poltrona per quattro, anzi per tre. Franco Chimenti ha già annunciato che terrà il suo discorso all'assemblea elettiva, poi ritirerà la sua candidatura. «La mia discesa in campo significava poter dare un sostegno in più per Giovanni Malagò», ha spiegato il presidente della Federgolf. A sfidare il numero uno uscente - Malagò punta al terzo e ultimo mandato e, se rieletto, sarà il più «longevo» dopo Giulio Onesti e Gianni Petrucci - l'ex presidente della Federciclismo Renato Di Rocco e la bolzanina ex pistard due volte olimpionica Antonella Bellutti. Prima donna a correre per la massima carica dello sport in 107 anni di storia del Comitato Olimpico italiano.
PERCHÉ VOTARMI
Bellutti:
«Io rappresento ciò che oggi non è mai stato rappresentato e che può portare il Coni nella modernità, nell'innovazione e nella parità di genere».
Di Rocco: «Conosco bene il palazzo, mi sono candidato per delle interferenze su alcune candidature, lì è scattata la molla. Credo di avere un buon curriculum sportivo, un buon rapporto con tutti gli atleti e di aver costruito qualcosa di importante a favore dello sport, soprattutto a livello giovanile».
Malagò: «Penso di aver tutelato e difeso moltissimo questo marchio, il Comitato olimpico, il tricolore con i cinque cerchi sopra. Se si guarda al giudizio degli ultimi 4 anni, ci sarebbe da stupirsi se non mi ricandidassi».
LE PRIORITÀ SE ELETTI
Bellutti: «La mia candidatura ha portato alla luce temi di cui il Coni a oggi non si è occupato: il lavoro sportivo, le tutele, la trasparenza e l'inclusione. È imbarazzante l'assenza delle donne all'interno degli staff tecnici».
Di Rocco: «Massimo sostegno alle società di base, parte fondamentale dello sport, cosa che abbiamo realizzato come ciclismo. Gli indicatori dicono che perderemo il 30 per cento degli sportivi di base. Ora bisogna fare squadra, Malagò ha fatto tante belle cose e gli sono state riconosciute, io credo che i suoi errori siano stati quelli di non aver saputo negoziare con il ministro Spadafora e la gestione delle riforme che si stavano attuando. E sono mancate collegialità, unità e dialogo. Ho parlato di carenza delle istituzioni, Malagò è sempre concentrato su se stesso. Bene la ricerca di sponsor o il club Italia, ma delle risorse andrebbero dirottate sullo sport di base».
Malagò: «Abbiamo un'Olimpiade a Tokyo fra 70 giorni con un'organizzazione molto difficile. Poi fra 8 mesi i Giochi invernali a Pechino, con un decreto legge in conversione e i cui aspetti attuativi sono complessi. E abbiamo l'onere di organizzare un'Olimpiade in casa. Scegliete voi la priorità».
LA RIFORMA DELLO SPORT
Bellutti: «Ci permette di rompere un tabù, di parlare di professionismo femminile e soprattutto di lavoro sportivo. Nella riforma la discrezionalità prevale ancora sulla natura della prestazione, bisogna assolutamente definire dei parametri».
Di Rocco: «Il ritorno alla normalità, prendendo spunto da quanto ci ha detto il premier Draghi, è cercare di applicare le cose più semplici e immediate possibili pur di riprendere a vivere e la stessa cosa deve fare lo sport. Dalle istituzioni mi aspetto anche il massimo impegno a livello economico e di pubblicità per mettere a disposizione del sistema sport le maggiori risorse possibili, come sta facendo Sport e Salute e il governo con i decreti di sostegno. C'è bisogno di unità per gestire le leggi di riforma, se continuiamo a contrastare le attività del governo, non andiamo da nessuna parte. L'effetto Vezzali? Da grande atleta si è già tuffata nel sistema, ha avuto poco tempo per dare risposte, sarà un bel testo unico dello sport se poi diventa legge operativa».
Malagò:
«Il sistema sportivo ha detto che molte cose non andavano bene, però alla fine si è fatto il re, viva il re, è stata posta la fiducia a questo governo.
Il decreto è definitivo, bisogna prenderne atto, si sono divise le parti, Coni e Sport e Salute, si deve cercare di lavorare al meglio tenendo presente quelle che sono le regole del gioco, il perimetro e le carte sul tavolo».
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