L'Inter ha una settimana per preparare il derby e pensare al Milan. Una settimana senza partite e magari per una volta anche senza polemiche. Prima, però, c'è la Lazio. E vista sulla base dell'ultimo mese, è tutto fuorché una formalità: 6 vittorie nelle ultime 6 partite di campionato per Inzaghi, 7 punti recuperati a Conte. In mezzo, l'eliminazione dalla Coppa Italia per entrambi.
Inter-Lazio è l'ultima delle partite tra le prime della classifica e molto dirà della salute soprattutto nerazzurra, perché di quella biancoceleste dice appunto la striscia che ha riportato Inzaghi in linea con le ambizioni di inizio anno. Dacché ha battuto la Juve, nello scontro diretto di campionato, l'Inter invece va a sussulti, a strappi.
Il più atteso è manco a dirlo Lukaku, in ombra e forse stanco nell'ultimo periodo. Ma più che della Lazio, Conte alla vigilia sembra aver voglia di tornare allo scontro inelegante con l'ex amico Agnelli jr. «Ho sbagliato e chiedo scusa», la premessa. Poi però la precisazione, che ha il sapore di un'altra randellata: «Ho sbagliato a reagire in quel modo agli insulti, avrei dovuto essere ironico, magari applaudendo. Sarebbe stato meglio, più positivo». Perché anche qui, Conte ribadisce di aver solo risposto alle offese. In modo sbagliato, appunto. «Siamo dei modelli educativi e dovremmo ricordarcelo. Spero di farne tesoro per il futuro». Nel frattempo, la prossima settimana dovrà renderne conto alla Procura federale.
La Lazio, quindi. Col suo carico di vittorie e il morale a mille. Guai a fallire. Che sennò la lunga settimana ante derby rischia di diventare un'altra volta lunghissima. Il gol al centro di tutto. La soddisfazione per quelli segnati («non è un caso se siamo il miglior attacco del campionato»), ma anche il grande rammarico per quelli sbagliati («avessimo concretizzato di più, non saremmo fuori da Champions e Coppa Italia»).
Non è tempo di bilanci, ma Conte sa bene che a fine stagione il saldo sarà positivo solo in caso di scudetto. «Durante la mia gestione, l'Inter è migliorata. Ha ritrovato credibilità in Italia come in Europa», ripete sempre come un ritornello, ogni volta dimenticando di aver trovato la squadra in Champions e non in fondo alla classifica.
Per questo è bene che qualcuno glielo ricordi. «C'è ancora tanta strada da fare, ma solo uno stupido potrebbe non vedere la nostra crescita. Gli avversari ci rispettano». Il problema per lui, però è che ancora troppo spesso lo battono anche.
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