Coppa degli opposti

Atalanta-Juve, il crescendo di Gasp e il crepuscolo di Allegri che rischia zero titoli. E Mattarella pensa agli arbitri: "Parafulmini come me"

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La finale capovolta. Due squadre e due allenatori agli antipodi. Atalanta-Juventus è anche Gasperini contro Allegri: il primo che sta vivendo un crescendo rossiniano e che punta ad alzare finalmente un trofeo da favorito che per una squadra non abituata ad esserlo può essere un limite; il secondo, con un curriculum di 11 trofei vinti in bianconero, è al crepuscolo della sua seconda avventura juventina che potrebbe finire senza titoli. Da un lato una squadra che gioca a memoria, fa un calcio aggressivo e sempre più autorevole in Italia e in Europa. Un'autorevolezza che la Juve ha perduto, anzi forse non ha mai avuto in una stagione che le ha regalato appena due vittorie negli ultimi 90 giorni.

Tutti da Mattarella alla vigilia, da anni è la Coppa del presidente. E il capo dello Stato ascolta le parole dei tecnici («Atalanta manifesto di meritocrazia», così Gasp, «sono fondamentali la dedizione costante, il sacrificio e la voglia di migliorarsi», le parole di Allegri) ma il suo pensiero va agli arbitri della sfida capitanati da Maresca: «Sono un parafulmine come me, quindi c'è assonanza con quello che è il mio compito e sono solidale con loro». Applausi, quelli che un Olimpico pieno (con 23mila atalantini per il primo sogno della stagione da realizzare) riserverà alle squadre in una finale che tutti si augurano bella.

Gasp piace a tutti, la sua bacheca è desolatamente vuota, ma piena dell'affetto e della riconoscenza dei bergamaschi. Il suo futuro non è ancora deciso, eppure sarebbe il tecnico giusto per il prossimo ciclo bianconero. «Ho sempre pensato che la Coppa Italia fosse l'unico trofeo possibile per una società come l'Atalanta, giocheremo la terza finale in cinque anni e stavolta spero che vada bene - così il tecnico della Dea stasera orfano di Scamacca squalificato -. I ragazzi hanno fatto un percorso incredibile, la mia terza Atalanta ha bruciato le tappe, puà diventare la più forte di quelle da me allenate e che in stagione ha sempre fatto percorsi differenziati senza scegliere una competizione piuttosto che un'altra. Le partite chiave? Liverpool in Europa, Milano contro i rossoneri in Coppa Italia, ma stasera sfiderà una squadra forte».

Allegri, che proverà a vincere la sua quinta Coppa Italia superando i colleghi Mancini ed Eriksson ma ormai è inviso alla piazza juventina, sta per lasciare il testimone probabilmente a Thiago Motta. Una scelta sicuramente diversa da quella che è la storia della Signora. «Con l'Atalanta le partite non finiscono mai, ognuna ha il 50 per cento di possibilità di vincere - così l'allenatore della Juve -.

Il nostro obiettivo era giocare la prossima Champions e l'abbiamo raggiunto, ora ci giochiamo questa finale consapevoli che per molti di noi può essere l'ultima, ma anche che il calcio è bello perchè in un attimo ti si può rovesciare a favore o contro».

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