nostro inviato a Budapest
Quando papà è stato afferrato a una caviglia da una roccia codarda nascosta sotto un velo di neve, Mick era con lui. Stavano sciando assieme. La roccia bloccò lo scorrere degli sci e papà volò via. Papà Michael Schumacher è ancora via. A casa, nella grande villa affacciata sul lago Lemano dove Mick vive con mamma Corinna e sua sorella Gina Maria. Schumi è a casa ma in fondo, da quella tragica mattina di fine dicembre del 2013, è sempre via.
Via nei silenzi lontani della propria condizione, e via dalla coraggiosa e ostinata e comunque perdente corsa che Mick ha intrapreso. Quella che ieri l'ha portato a vincere la prima gara del campionato europeo di Formula 3, per di più sul circuito dove papà, mentendo e giurando di conoscerlo metro per metro, nel lontano 1991 prese una bici per impararlo a memoria e poi esordì in F1 con la Jordan. La stessa pista dove un anno esatto dopo avrebbe conquistato il primo Gran premio: a Spa Francorchamps. Circuito difficile, complesso, vecchia maniera. Ancor oggi per piloti di ieri. Cioè veri. Tempo qualche mese, al più un anno, e il giovane pilota arriverà a lambire la F1 e far parlare di sé per un prossimo debutto. In Belgio ha trionfato. «Quando ho visto la pioggia ho sorriso» ha detto, «adoro queste condizioni... e a quanto pare Spa è un buon posto per la famiglia Schumacher». Corre per il team italiano Prema Racing, come dire Ferrari e Mercedes messe insieme in una monoposto sola: primo, secondo e terzo erano della stessa squadra. Un team forte che vuole solo piloti in gamba. Ultimo nome diventato celebre quel Charles Leclerc su cui la Ferrari sta sfogliando la margherita: lo mettiamo al posto di Raikkonen oppure no?
Una corsa coraggiosa e ostinata quella di Mick jr Schumacher verso la F1. Perché non è semplice neppure per i figli d'arte approdare nel Circus. Tanto più se la corsa intrapresa resterà perdente visto che sette Mondiali, l'epopea ferrarista, le novantuno vittorie di papà non saranno mai avvicinabili. Però è una corsa romantica che regala tenerezza infinita. Il ragazzino ora diciannovenne sulle orme del padre che da piccino l'aveva tenuto lontano da tutto e tutti pur di fargli vivere un'infanzia normale. Il ragazzino che si butta nel caos a trecento all'ora.
Il ragazzino che non aveva ancora quindici anni e che, accompagnato da papà in jeans e maglietta, volava sui circuiti di kart di mezza Europa con il jet privato per correre in incognito. Papà Mick aveva iniziato ad assecondarlo rivedendosi in lui. Poi una roccia codarda e bastarda l'ha afferrato e portato con sé. Via. Però a casa. Con Mick.
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