Cuore, coraggio e gioco. Il piano di Mancini per evitare il fallimento

Il Ct non ha dubbi: "Voglio vincere il Mondiale". Puntando sulle idee e sul clima dell'Europeo

Cuore, coraggio e gioco. Il piano di Mancini per evitare il fallimento

Nove giorni (nessuno osa pensare che siano meno...) per rimediare agli errori fatti e prendersi un posto al Mondiale all'ultima chiamata o rimpiangere le troppe occasioni cestinate. I playoff sono il bivio del nostro calcio, l'Italia non doveva essere a questo punto, degli spareggi ne avremmo fatto volentieri a meno considerando la condizione non ottimale di molti azzurri. Ma ora compaiono i fantasmi dello scenario B, quello di un nuovo fallimento a distanza di quattro anni dalla notte di incubo di Milano con la Svezia.

Roberto Mancini, quando assunse la guida della Nazionale nel maggio 2018, svelò subito l'obiettivo del suo lavoro da ct: «Voglio vincere il Mondiale». Che oggi, alla luce della contingenza, ha un'aggiunta: «Per farlo dobbiamo vincere queste due partite di marzo». Macedonia prima, Portogallo o Turchia poi. Con la prospettiva di una sfida da dentro o fuori tra le ultime due Nazionali laureatesi campioni d'Europa. Uno squilibrio che l'Uefa non ha preso in considerazione quando ha stabilito spareggi in partita unica, così come non l'ha fatto la Figc non pensando, dopo il trionfo a Wembley e di un girone eliminatorio non impossibile, di trovarsi a questo punto.

Mancini non ama guardarsi alle spalle, abbiamo sbagliato le gare tra settembre e novembre e pesano quei rigori falliti da Jorginho con la Svizzera. «Dobbiamo ripartire dalle sensazioni del luglio scorso», così il ct citando proprio la vittoria dell'Europeo quasi a voler sgombrare la testa dai cattivi pensieri, specie per i reduci dell'eliminazione mondiale del 2017. «Io guardo allo scenario A, l'altro lo lascio a voi», ha voluto sottolineare. E il mantra di Coverciano, da quel «si vince divertendosi», diventa così «abbiamo ottenuto risultati perché la base è partita dal gioco e bisogna riprendere a giocare come abbiamo fatto in passato». Da qui la scelta di chiamare «i più utili, sapendo che ci sarà pochissimo tempo per allenarsi e per provare nuove cose, ma non potevo convocarne 40...». La base è quella dei giocatori che hanno vinto dell'Europeo «partendo dal nulla, manca solo Bernardeschi che non sta benissimo» (e l'infortunato Chiesa, ndr).

Poi c'è il no a Balotelli, principalmente tattico. «Ho scelto Joao Pedro perché può giocare anche seconda punta ed esterno offensivo e comunque ho cercato di scegliere fra diversi tipi di attaccanti», ha spiegato Mancini. «L'unica cosa che posso rimpiangere è non aver vinto qualcosa con la Nazionale, ma non è mai troppo tardi. L'ultima chiamata è stata inaspettata ed emozionante. Ora speriamo che l'Italia vada ai Mondiali, poi magari pensiamo anche a vincerli», così Balotelli.

Un solo vero allenamento a Coverciano e una rifinitura a Palermo (venduti anche gli ultimi 5mila biglietti): arriveremo così alla sfida di giovedì con la Macedonia che Mancini ha invitato più volte a non sottovalutare.

I gufi e gufetti invocati dal presidente Figc Gravina non mancano, ma il ct assicura che c'è solo «concentrazione già sulla prima sfida». Con una difesa da costruire, nella speranza di recuperare Bonucci e Chiellini per la seconda sfida, e un Donnarumma da recuperare psicologicamente («ma è meglio averlo con noi che contro»).

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