Dai "Big 3" al "Big Jim". Alcaraz apre la nuova era

Il ragazzo era sì predestinato, ma è arrivato un po' in anticipo. Carlos Alcaraz ha corso veloce verso il numero uno del mondo

Dai "Big 3" al "Big Jim". Alcaraz apre la nuova era

Il ragazzo era sì predestinato, ma è arrivato un po' in anticipo. Carlos Alcaraz ha corso veloce verso il numero uno del mondo, più di tutti visto che a 19 anni e 4 mesi è il re del tennis più precoce di sempre. E il successo agli Us Open nella finale contro Ruud (che Nick Kyrgios gli aveva pronosticato a inizio torneo) è il sigillo di un cambio generazionale ormai inevitabile. Mentre Djokovic combatte la sua guerra personale, Nadal vede il tramonto vicino e Federer si ostina a credere che il suo ginocchio terrà ancora. Insomma: il tennis dopo i Big 3 esiste, e ha il volto di questo Big Jim con la racchetta (e per ora senza Barbie) che rappresenta attualmente il giocatore più completo sul circuito. Vedremo ora quanto durerà, vista la classifica sempre ballerina del dopo Wimbledon senza punti, ma intanto New York ha segnato le sliding doors di quello che sarebbe potuto succedere e forse succederà: detto che il secondo posto nel ranking di Casper Ruud è il giusto premio al mix di serietà e talento del norvegese, resta da chiedersi cosa avrebbe cambiato quel match point che Jannik Sinner non ha sfruttato contro Carlos nei quarti. Il tennis, vero, non è fatto di ipotetiche (basti pensare quello che avrebbe potuto fare Berrettini a Londra senza il Covid), ma il livello di Jannik - seppur inferiore per ora in alcuni fondamentali come il servizio - è tale che sperare di vederlo con almeno uno Slam in mano al più presto.

Questione di pazienza, non tutti possono bruciare i tempi come Alcaraz. Che, messo dai giornalisti a paragone con Nadal, ha risposto: «Beh, io sono al primo Major della carriera: per diventare come lui me ne mancano soltanto 21...». Stava scherzando, ovviamente. Ma non troppo, forse.

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