Rotola come una gigantesca palla di neve. E chissà mai non la sciolga il bel sole di Napoli. Adl, la gigantesca palla di neve, non la smette più, sommerge tutto e tutti. Direte: da anni. Vero, ma ora imperversa. Fa da stopper ai giornalisti per le interviste, anziché insegnare ai suoi giocatori a stoppare meglio le punte del Barcellona. Comportamento che non è piaciuto all'Uefa tanto da aprire un procedimento disciplinare. Spiega a Sarri che è «da perdente» andarsene dalla Lazio. Proprio lui che, inutilmente, ha fatto fuori due allenatori in una stagione. Infine filosofeggia su Lotito, un altro sempre soft, dicendo che è «un esagitato» che «vuol fare di tutto e di più». Come se De Laurentiis, appunto, Adl, fosse un tranquillo pastore di campagna che mai si occupa dei casi altrui. Insomma talvolta non sarebbe male guardarsi allo specchio e darsi una calmata. Oppure niente da dire se Adl insegnasse davvero a tutti come si vince, come non si sbaglia mai. Certamente insegna come fare i danari, ma nel calcio è tempo perso. Quest'anno val, invece, osservare che la peggior immagine del nostro calcio riguarda proprio Adl e i suoi bersagli. La stagione ci ha raccontato del flop delle squadre che, l'anno scorso, si sono piazzate prime e seconde in campionato, hanno prodotto bel calcio e forse si sono illuse di essere sufficientemente forti. Come mai sono finite così? Prevalentemente per errori dei padroni. Poi puntiamo l'indice su tecnici e giocatori.
Forse Adl dovrebbe meditare su se stesso prima di bacchettare tutti, giornalisti compresi che pur hanno colpe. L'esclusione dalla Champions ci poteva stare, il Barcellona è squadra di rango ma il Napoli, una volta di più, si è rassomigliato all'umorale saliscendi del suo padrone. Tra gol e autogol il conto non torna.
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