Il destino di Totti & C. Bandiere non allineate che i club ammainano

"Io, Del Piero, Maldini: stessa sorte". Solo chi non ha spigoli resiste in società

Il destino di Totti & C. Bandiere non allineate che i club ammainano
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La storia siamo noi, nessuno si senta escluso, esorta da 40 anni De Gregori nella sua ballata. E invece, secondo Francesco Totti, lui, Maldini e Del Piero sono fuori da Roma, Milan e Juventus proprio perché ne sono la storia: esclusi perché troppo ingombranti: «Un nome importante offusca tutto il resto».

Il tema è quello solito delle bandiere, anche se nella valutazione di un manager dovrebbero contare di più le competenze che le partite giocate o i trofei alzati con la stessa maglia addosso. Manager, perché qui non si tratta più di fare gol o palleggiare, ma di scegliere e capire, valutare e decidere. «Se non veniamo presi in considerazione, evidentemente si è legati ad altri obiettivi e pensieri», dice un po' ermeticamente l'ex 10 romanista ai microfoni di Sky Sport.

Totti ha fatto per 2 anni più la bandiera di Pallotta che il dirigente operativo, due anni più che sufficienti per capire che in quel modo non gli andava bene: senza spazio, motivazioni e soprattutto prospettive. Non a tutti basta uno stipendio (anche se il calcio è pieno di ex che stringono mani e inaugurano club solo per un vitalizio).

Nemmeno i Friedkin hanno pensato a Totti in 4 anni, non 4 mesi. C'è dell'altro, evidentemente. Meglio un vero manager, pensano gli americani. Faccio troppa ombra, pensa Totti. Però allena De Rossi, che non è Totti, ma quasi. E allora, DDR per loro dev'essere un allenatore vero e bravo, mentre Totti non esserlo altrettanto come dirigente. Resta un buco, almeno nel cuore dei tifosi.

Enorme come quello in casa del Milan, dove Gerry Cardinale ha fatto persino di più, perché ha licenziato Maldini senza nemmeno sostituirlo. Più che colpevole di qualcosa, deve averlo presuntuosamente considerato superfluo. I fatti gli hanno dato torto marcio e da lì il tentativo di salvataggio in calcio d'angolo con il recupero dell'advisor Ibrahimovic, che peraltro non è nemmeno nell'organigramma, è sì nella storia del calcio, ma dietro la scrivania ha l'esperienza di un ragazzo della Primavera, un po' come suo figlio.

Ci sono bandiere che sventolano pacifiche e perenni, come l'argentino nerazzurro Zanetti, passato da capitano in campo alla vicepresidenza, da Moratti a Oaktree, senza che qualcosa o qualcuno potesse ammainarlo, l'importanza di non avere spigoli.

Quelli che invece deve evidentemente avere Alex Del Piero, amato come nessuno dal popolo bianconero e forse proprio per questo escluso dalla vecchia Juventus di Andrea Agnelli come da quella nuova di Cristiano Giuntoli.

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