Donne e diritti: Fifa, altra grana in Arabia

L'Arabia Saudita torna sul banco degli imputati nel "Gran Tribunale dello Sport globale", trascinando con sé la Fifa

Donne e  diritti: Fifa, altra grana in Arabia
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Toh, ora si scopre che l'Arabia Saudita è un «regime autocratico che viola i diritti delle donne». Alla buon'ora. Meglio tardi di che mai. Ma il processo pare ormai irreversibile: gli sceicchi - campioni olimpionici nel «lancio di petrodollari» - hanno infatti da tempo messo le mani su fette significative del calcio mondiale, senza disdegnare neppure il tennis (vedi l'ultimo torneo «monstre» vinto da Sinner) e il basket. Ma torniamo al calcio: la scalata a quello maschile - grazie soprattutto al sostegno politico (quantomai interessato) di Gianni Infantino, presidente Fifa - è sotto gli occhi di tutti; quello femminile è invece ancora in itinere. Sarà per questo che le donne sono in allarme. Fatto sta che 106 calciatrici professioniste di 24 Paesi hanno inviato una lettera a Infantino, protestando contro l'accordo di sponsorizzazione con la compagnia petrolifera saudita Aramco, soldi che, secondo le firmatarie, andrebbero a finanziare un «regime autocratico che viola in maniera sistematica i diritti delle donne e criminalizza la comunità Lgtbqi+».

E così a pochi giorni dalla conclusione del Six Kings Slam, l'Arabia Saudita torna sul banco degli imputati nel «Gran Tribunale dello Sport globale», trascinando con sé la Fifa alle prese con l'ennesima grana.

L'indiscrezione è stata lanciata dal quotidiano spagnolo El Pais, dando conto di come la missiva si proponga l'obiettivo di rompere l'accordo con la compagnia petrolifera. Tra le promotrici dell'iniziativa «anti Araba» c'è anche l'attaccante spagnola Maitane Lopez e la capitana della nazionale canadese, Jessie Fleming, che denunciano: «Le autorità saudite hanno speso migliaia di milioni in patrocini sportivi per tentare di sviare l'attenzione dalla brutale reputazione del regime in materia di diritti umani, ma il trattamento delle donne parla da solo».

Oltre alle questioni sulla parità di genere e diritti umani, secondo le firmatarie, l'Aramco avrebbe anche «una responsabilità evidente nella crisi climatica». Alla luce di tutto ciò, concludono le 106 calciatrici, «l'Aramco non ha diritto di sponsorizzare il nostro bello sport». Dai signori del petrolio, finora, nessuna replica.

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