La guerra in Ucraina e le migliaia di morti tra militari e civili non sono importanti per la Fifa. Oggi nel sito ultrademocratico di Doha, in Qatar, sfilano gli oligarchi del football che comporranno i gironi, per sorteggio, del prossimo mondiale. Non c'è l'Italia, lo sappiamo, ma la Russia di Putin è presente nelle persone di Aleksandr Alaev, segretario generale delle federcalcio russa, e Alexey Sorokin, membro del comitato esecutivo della Fifa e già capo del comitato che ha organizzato il mondiale del 2018. E gli ucraini? Niente, a rappresentare il paese martoriato dalla guerra c'è soltanto l'ambasciatore Andrii Kuzmenko che, in un'intervista rilasciata a Doha News ha detto che «è in atto una vergognosa guerra della Russia nei confronti del mio paese, un atto brutale, un'aggressione ingiustificata». Fifa, cioè Infantino Gianni, ha spiegato di non poter escludere dal consesso i dirigenti russi dopo aver squalificato la nazionale ma è il solito alibi dei sepolcri imbiancati di Zurigo. Infantino si è attorniato da ex calciatori per lucidare l'immagine del governo calcistico mondiale, oggi il sorteggio verrà effettuato da Cafù, Lothar Matthaus, Marcel Desailly, faranno parte del varietà Jermaine Jenas e David Beckham, una sfilata di figure storiche che puntualmente vengono poi messe da parte quando è ora di scrivere le regole delegate, invece, all'International Board, composto da burocrati. Sui diritti dei lavoratori che in questi anni o hanno lasciato la propria vita durante i lavori di edificazione di stadi, alberghi e infrastrutture o continuano il proprio impegno tra molte restrizioni alla libertà è intervenuta la presidente del federcalcio novergese Lise Klavedes denunciando l'insensibilità della Fifa sulla questione. È anche ridicolo che l'argomento Iran, paese al quale si vorrebbe togliere la partecipazione al mondiale per il divieto imposto alle donne di ingresso allo stadio, venga discusso proprio in un sito dove le donne faticano ancora a vedere realizzati i propri diritti. Ma è una sagra della doppiezza, al punto che Infantino ha smentito se stesso: «Mai la Fifa ha proposto un mondiale biennale». Fermi tutti, probabilmente esiste in circolazione un avatar di Infantino, un suo clone che in questi mesi ha rilanciato, più volte, la proposta di una coppa del mondo ogni due anni, trovando immediata contestazione nell'Uefa e in tutti i club. Ma anche questo fa parte della recita, lo stesso presidente ha vestito i panni dell'apostolo che predica la pace, sicuro che il calcio unisca i popoli dimenticando un paio di ultimi episodi: il dopo partita di
Nigeria-Ghana, stadio devastato dai tifosi nigeriani, calpestato a orte il medico Fifa Joseph Kabungo; Senegal-Egitto, Salah accecato dal laser dei tifosi senegalesi sbaglia il rigore decisivo che elimina gli egiziani. Per la Fifa tutto questo fa parte del gioco. A margine di tutto ciò va segnalato l'intervento di Christillin Evelina che ha escluso la possibilità di un ripescaggio dell'Italia nel caso di una squalifica dell'Iran. Secondo la Christillin l'eventualità riguarderebbe un'altra nazionale asiatica, ignorando però un articolo dello statuto Fifa, organismo di cui lei fa parte come membro europeo. L'articolo prevede che la nuova iscrizione è a discrezione totale della stessa Fifa.
Christillin ha anche aggiunto che trattasi di un whishful thinking una speranza illusoria ma l'effetto della frase in inglese ha ricordato il choosy di Elsa Fornero, ex ministro del lavoro. Fa fine. Fa Fifa. Post scriptum: chi vuole l'Italia ripescata per meriti è lo stesso che rifiuta la Superleague. Applausi vari.
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