Dal nostro inviato a Rio de Janeiro
Siamo a Rio, ma Londra è ovunque. Inghilterra da esorcizzare. Dimenticare. Ribaltare. Ha iniziato l'opera Gabriele Detti togliendo l'italnuoto dalle sabbie mobili olimpiche di quello zero medaglie rimediato nel 2012 e durato quattro lunghi anni. Ora proseguire tocca anche ad altri. Perché non ci sono Europei o Mondiali che tengano. Servono i Giochi per levare di torno le scorie figlie dei Giochi stessi. E oggi, semifinale nella notte permettendo, toccherà a Federica Pellegrini prendere idealmente per mano l'italnuoto. Come Detti anche per Fede l'obiettivo è la medaglia. Un podio alla portata, ma una vittoria quasi impossibile persino per lei così ben attrezzata in miracoli e imprese impossibili. Dura poter reggere l'onda d'urto della miliardaria del nuoto, Katie Ledecky, ieri in cima alla lista dei tempi con 1'55''01 (27''12, 56''10,1'25''49). Fede ha fatto il suo, vincendo la batteria in 1'56''37 (27''45,57''26, 1'27''08). Ma alla fine quinto tempo nella generale dietro all'australiana McKeon, la svedese Sjostrom e la francese Bonnet. Male invece Missy Franklin, dodicesima.
Cronometro alla mano, Fede ha capito tutto forte e chiaro. E infatti, col sorriso triste di chi sa di poter fare ma forse non sarà mai abbastanza, dice "ah sì, vi sembro tranquilla rilassata? Da fuori, da fuori... comunque 1'56 e 3 è un buon tempo soprattutto in batteria. Certo però che Katie... Anche vedendo quello che ha saputo fare nei 400... Sicuramente però questo 200 stile sarà come da pronostico il più veloce di sempre e si sono già visti tempi che difficilmente si riscontrano per l'ingresso in finale. Vediamo di trarre un po' di energie dagli ori degli altri azzurri, soprattutto da quello del judo, Basile è stato bravo davvero".
E Londra trasferita a Rio di energie ne sta offrendo a molti. La Fede d'Italia, in primis. E poi due uomini che l'olimpiade del 2012 ha profondamente segnato. Perché uno ci arrivò dopo un fastidio alla schiena e furono brutti Giochi. E l'altro allenava proprio Federica e affondarono insieme. Ma solo lei tornò subito a galla. Lui ci mise un po'. Luca Dotto e Claudio Rossetto. Atleta e tecnico. Insieme sono tornati alla ribalta. E le extra motivazioni si sprecano. Luca: "La staffetta 4x100 mi è servita a capire che cosa non fare. Nelle batterie metterò a frutto tutto quanto", tranquillizza gli animi il campione europeo e primo italiano ad essere sceso sotto il muro dei 48'' (47''96), durante i campionati italiani di quest'anno. "So come mettere a posto per bene la gara, ora si fa sul serio e sento davvero di poter far bene".
Ci conta Claudio Rossetto, tecnico suo e tecnico dei due titoli mondiali di Magnini. Ma con la fidanzata di Pippo fu un disastro. "Il nostro obiettivo è la finale, poi chissà..." spiega. "Diciamo che Dotto dovrebbe fare una gara alla Detti. Non mollando mai, credendoci fino all'ultimo. Come Gabriele aveva davanti, sicuramente favoriti, Horton e Sun Yang, Luca ha McEvoy e Adrian. Poi con gli altri potrebbe giocarsela".
Quanto al finale amaro del rapporto tecnico con la Pellegrini dopo la Londra delle zero medaglie (fu 5ª nei 200 e 400) "è evidente, le mie extra motivazioni sono altissime, così come è altissima la voglia di riscatto. Però nello sport va così: io posso voler anche spaccare il mondo ma poi non posso far altro che mettermi da parte e guardare Luca in gara. Siamo legati a filo doppio. Però in questi anni ci siamo aiutati e incitati a vicenda.
Lui che arrivava dai momenti bui, dalle difficoltà avute nel gestire il successo che l'avevano portato a lavorare meno, a soffrire meno. E io uscito malissimo da Londra e dalla collaborazione con la Pellegrini. Saremo in gara tutti e due". Obiettivo finale.
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