Tre vittorie consecutive, una più bella e importante dell'altra. Eppure, aspettando lo snodo di mercoledì sera con lo Shakhtar, all'Inter si parla più di Eriksen che di Lukaku. Dev'esserci qualcosa che non quadra. Colpa dei social, sfogatoio per quei tifosi che non amano Conte, o colpa di Conte, aguzzino tecnico di un giocatore che non ha mai amato? Tre volte su 10 titolare in campionato, 1 su 5 in Champions: briciole cui Eriksen in stagione somma altre 6 presenze partendo dalla panchina, le ultime 3 a ridosso del recupero e a risultato già scritto. Umiliante, per chi un anno fa entrava alla Scala da campione acclamato. Uno spreco, per chi un anno fa l'ha pagato 20 milioni (più 7 di commissioni e altrettanti di stipendio). E sabato notte, mentre i compagni festeggiavano a partita appena finita, Eriksen usciva dal campo tutto solo e con lo sguardo di chi non aveva davvero nulla da festeggiare. Lui e Conte, sempre più distanti. E il fumoso sospetto che quelle ridicole presenze di pochi minuti abbiano un che di contrattuale, legate forse ai bonus, forse alla possibilità di venderlo a gennaio.
Perché Marotta, il regista dell'operazione fallimentare, s'è ormai rassegnato alla cessione e l'ha detto pubblicamente e ripetutamente (in 3 distinte occasioni: «i giocatori devono essere funzionali ai progetti; non terremo nessuno che non voglia restare; cercheremo la soluzione ideale per tutti»). Conte l'aveva chiesto già in agosto, a Villa Bellini: vendilo e prendiamo Kanté. Marotta ci ha provato, senza riuscirci. Conte pensa che Eriksen sia un giocatore come un altro, non un campione sul quale costruire la squadra. Ci ha provato, a cavallo tra la scorsa e l'attuale stagione, ma senza mai crederci davvero, lui per primo. E non è un caso che le ultime 3 vittorie siano maturate con il vecchio modulo. Resta da capire perché Marotta e Conte non si siano parlati un anno fa, prima di buttare dalla finestra, soldi con i quali il tecnico avrebbe potuto avere giocatori di maggiore gradimento e utilità. Per gennaio si ipotizza lo scambio con Paredes, però non risulta che Conte abbia mai speso aggettivi in suo favore.
Buon per l'Inter che l'attuale orizzonte vada ben oltre il caso Eriksen e abbia la faccia felice del resto della squadra. Hakimi è tornato a correre (e segnare), Brozovic a dirigere il traffico in mezzo al campo, Handanovic a parare. E poi c'è ovviamente Lukaku, che ai 2 gol di Moenchengladbach ha aggiunto quello che ha schiodato il match col Bologna: 3 in una settimana, 12 in stagione (in 12 partite più 11' da riserva), 37 nel 2020.
Premesse molto incoraggianti in vista di mercoledì sera: battere lo Shakhtar vale un posto certo in Europa League (che, si è visto, può dare lustro, soddisfazioni e soldi) e un biglietto per la lotteria della speranza Champions. Perché dopo, dipenderà anche da quello che faranno gli altri, ma prima è necessario farsi trovare pronti.
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