Mai tanti rigori nelle prime 7 giornate di Serie A da quando esiste il girone unico: ne sono stati assegnati 33 contro i 18 di due anni fa e i 20 della stagione scorsa. E al conto manca Sampdoria-Roma, da recuperare a dicembre. In passato si era arrivati alla quota-record di 31 nel campionato 2012-13. S'è alzata, e di tanto, anche la percentuale di realizzazione (82%) che non ha riscontri in passato. Più bravi gli specialisti o più scarsi i portieri, fate voi. Ma il dato di maggiore importanza riguarda l'aumento dei tiri dal dischetto che è direttamente collegato alla sperimentazione del Var.
L'uso della tecnologia ha invertito la rotta andando a scovare la grande parte di quei falli sfuggiti all'attenzione della squadra arbitrale. Inevitabili alcune sbavature, vedi i due rigori negati alla Fiorentina nel pari con l'Atalanta, ma si tratta di episodi minimali rispetto all'andamento generale. Un dato è certo. La moviola in campo ha raggiunto l'obbiettivo sfuggito agli arbitri di porta che non intervenivano con uniformità e regolarità sui falli in area. E questo è un segnale importante sull'efficienza del Var che rende i risultati più rispondenti alle dinamiche del campo
Ovvio che la novità trovi delle resistenze. Fuori luogo era parsa, in particolare, l'uscita a vuoto di Buffon dopo Genoa-Juventus. Al contrario l'altra sera Allegri ha ribadito quanto già compare nella regolamentazione del Var. E cioè che la tecnologia deve intervenire negli episodi oggettivi, come la gomitata di Lichtsteiner che ha portato alla cancellazione del gol di Mandzukic, lasciando all'arbitro i casi dubbi, e fra questi il mani di Petagna su rigore accordato alla Juventus. Niente di nuovo sotto il sole. Il regolamento permette al Var di esaminare le azioni che comportano gol, rigore, espulsione e scambio di persona. E richiamare l'attenzione dell'arbitro in casi evidenti. Già numerosi sono i gol cancellati per fuorigioco: ultimi quelli di Iemmello e Icardi in Benevento-Inter. Per non parlare del rigore tolto all'Atalanta sul campo del Chievo in quanto Petagna aveva giocato un pallone oltre la linea di fondo. D'accordo con Allegri anche sulla necessità di sveltire i tempi d'intervento del Var. Le pause sono in calo anche se in taluni casi restano inaccettabili. E' bastato, ad esempio, un minuto per arrivare all'annullamento del gol di Mandzukic a Bergamo. Ma ci sono voluti 4 minuti per convalidare la rete di Kean in Torino-Verona, troppi.
La novità piace ai tifosi e ai giocatori: i primi accettano il verdetto della moviola, i secondi si limitano a qualche protesta fisiologica. E le tv non sono da meno perché in quei momenti l'ascolto sale di colpo. Ma c'è un aspetto da rivedere al più presto. Ci spieghino Rizzoli e Uva, Tavecchio e Nicchi, perché le immagini che passano sui monitor del Var restano criptate e non possono essere viste in diretta dai telespettatori.
Nel rugby tutti vedono tutto: sugli schermi allo stadio, nelle tivù al bar e a casa. C'è qualcosa da nascondere? No. E allora evitiamo qualsiasi censura preventiva per limitare la fenomenologia del sospetto così forte nel calcio. Il Var può fare cultura.
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