Il football - da sempre una Repubblica fondata sulle palle (nella doppia accezione di palloni e bugie - strizza l'occhio alla Monarchia, o meglio a quel poco o nulla (decisamente nulla) che ne rimane nel nostro Paese. Ma, in tempo di revanscismo coronato, anche la regia famiglia dei Savoia è intenzionata a riconquistare un trono calcistico.
E per dare il la al nuovo impero, quale conquista migliore di diventare sovrani della squadra campana del Savoia? Certo, il campionato di serie D non è tra i più blasonati, ma il nobile Emanuele Filiberto di Savoia, al momento, non poteva certo svenarsi col sangue blu della Champions; così si è accontentato di acquistare il ben più popolare, ma pur sempre battagliero, club della «ridente» cittadina di Torre Annunziata, che con i suoi 40.065 abitanti (tutti tifosi sfegatati dell'Associazione Calcio Savoia 1908) rientra nella città metropolitana di Napoli. L'appuntamento per mettere il sigillo imperiale sulla compravendita è questa mattina alle 11 davanti all'ingresso della basilica Madonna della Neve di Torre Annunziata, luogo simbolo per la storia della città nel bene e nel male: qui si narra infatti che sia stata fondata la città, e qui è pure luogo - giurano i carabinieri locali, fedeli al re da tempi non sospetti- di «grande concentrazione malavitosa». Un quartiere che cerca il riscatto e ha deciso di provarlo affidando le chiavi della società sportiva Savoia a sua Eccellenza il Principe Emanuele Filiberto. Un feeling dinastico che ruota attorno a un non meglio precisato progetto «Casa Reale Holding SpA» con la richiesta ufficiale «di tutta la documentazione per valutare l'acquisto del Savoia Calcio 1908», con tanto di «Academy, borse di studio per i giovani talenti del calcio e tutti i ragazzi meridionali»: roba da far impallidire il neo Ministero per il Sud e la Coesione sociale.
Nel caso poi il Principe decidesse di «allargarsi» , ricordiamo che nella vicina Basilicata milita in seconda categoria la squadra dilettantistica di Savoia di Lucania, orgoglioso paese in provincia di Potenza che nel 1879 fu condannato a cambiare nome (l'originario era Salvia di Lucania) per un «risarcimento morale» nei confronti del re
Umberto I di Savoia che era stato ferito dall'anarchico Giovanni Passannante, nato proprio a Salvia di Lucania. Ma questa è un'altra storia.Intanto, domenica allo stadio, pronto lo striscione di benvenuto: «Avanti Savoia!».
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