Italia un anno fa, domenica d'agosto che caldo fa? Eppoi quella foto dell'ennesimo miracolo nostrano: Tamberi e Jacobs si abbracciano, il tricolore che diventa una bandiera per due, gli ori al collo. E quando mai? E quando ancora? Forse mai. I ricordi di un miracolo sportivo italiano ne incrociano altri. Ma non ci voleva molto a capire che non siamo fatti per la serialità. Solo per gli exploit. Nell'anno del post tutto, i rimpianti vanno lasciati alla banalità di una osservazione distratta.
Eppur questa Italia si muove. Magari il quadro cambia colori e tinte. Rivediamo gli ultimi mesi e ritroviamo rinascite (interne ed esterne) se non rivincite. Il Milan rivince un campionato dopo 11 anni. La Roma riporta in Italia una coppa europea per club. L'Olimpia rivince lo scudetto dopo 4 anni. L'Italia dell'atletica ripesca una medaglia d'oro mondiale dopo 19 anni (e non dimentichiamo il bronzo della Vallortigara). L'Italscherma ritrova anch'essa l'oro dopo una serie di finali perdute tra Giochi e mondiali: inchino alle squadre del fioretto che talvolta dormono ma non tramontano mai. Il nuoto post Pellegrini dice: siamo qui. E il campionato del mondo di Budapest illustra futuri campioni, arricchendo il medagliere di podi d'oro che le Olimpiadi avevano negato. Paltrinieri fa il capitano mio capitano prendendosi le rivincite di Tokyo, con ori e medaglie che fioccano.
Non è certo questa l'Italia che ti fa rimpiangere l'anno dei miracoli. Semmai spinge alla speranza di una evoluzione che non esclude involuzione, magari qualche rivoluzione. Agosto che caldo fa: si dorme poco ma si sogna di più, che nello sport non è una contraddizione. Riparte il campionato di calcio e lasciamo perdere il magone di un mondiale da vedere in Tv. Piuttosto teniamo l'occhio sugli europei che dovrebbero far la differenza con l'Italia delle magre. Quelli del nuoto (11-21 agosto) nel grembo di Roma e condotti sulla nuvola del tifo del Foro Italico. Quelli di atletica (15-21 agosto) nell'iconico Olympiastadion di Monaco di Baviera. Italia facci vedere chi sei: il nuoto ad inseguire i gruzzoli di medaglie che hanno reso stella la Gran Bretagna, magari sfruttando l'assenza della Russia che negli ultimi due europei nuotava davanti a tutti. Tanto per dare un'idea, la Russia 2018 e 2020 ha conquistato un totale di 68 medaglie (30 ori), la Gran Bretagna nei precedenti due campionati contò 60 medaglie (11 ori nel 2014, 10 nel 2016). C'è da battersi e sbattersi ma l'Italia si presenta in forze: 58 atleti (34 uomini 24 donne), Paltrinieri su tutti i fronti(vasca e fondo), Ceccon, Miressi, Martinenghi, Zazzeri, la coppia di vita Scozzoli-Carraro e un gruppetto di ragazzi del duemila pronti a divertire ed emozionare secondo comandamenti del ct Butini.
Altro tipo le fatiche dell'atletica dove la coppia di foto JacobsTamberi ci mette un punto interrogativo. Antonella Palmisano, la fantastica marciatrice, resta a casa per un problema ai muscoli e va ad aggiungersi all'assenza di Alessandro Sibilio, il nostro quattrocentista più talentuoso. Ma gli altri fanno speranza: Tortu nei 200,i siepisti, Crippa nei 5000 e 10000, i triplisti e i lanciatori del peso, la Fantini nel martello, gli staffettisti, la Vallortigara. E davanti a tutti Massimo Stano al ritorno sulla 20 km del suo oro olimpico. L'oro mondiale della 35 km ha detto che la fame c'è, l'europeo è da azzannare. A Berlino 2018 l'Italia uscì con il minimo garantibile.
Ci furono polemiche e addii. Meglio pensare a Spalato 1990, ha suggerito Stefano Mei presidente di inguaribile ottimismo (finora premiato): furono 12 podi con 5 ori. Così fosse: domenica d'agosto, in cielo c'è una stella che guarda giù.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.